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Sono di nuovo al Bistrot. Quello della stazione centrale di Utrecht dove mi ero incontrata con Francesca Bocus, la nostra doula con la quale avevo chiacchierato di queste cose.

Oggi sono con Osman. Italiano, anzi trentino di Storo, per essere precisi, 32 anni, musicista polistrumentista, infilato in poli-progetti, dotato di poli-sorrisi e insegnante in poli-lingue (italiano, inglese e olandese, all’occorrenza).

Insomma, è tutto molto poli, anche la simpatia che dimostra fin da subito. Vive ad Amsterdam da quasi 3 anni. E adesso gli partiamo le poli-domande.

Osman, che lavoro fai?

Faccio il musicista e impartisco lezioni private.

Come sei arrivato a fare ciò che volevi a tempo pieno?

Credo di essere riuscito a creare le giuste connessioni. Ho usato la rete, pubblicato video, utilizzato i gruppo facebook. Ma ho curato anche le relazioni dal vivo: ho suonato in alcune jam sessions e, tramite queste, sono riuscito ad entrare in contatto con il conservatorio di Amsterdam. Però non è da molto che faccio il musicista a tempo pieno.

Quando sei arrivato, e cosa facevi per mantenerti?

Sono arrivato nel 2014. Ho lavorato un anno in fabbrica, poi in una pizzeria.

Con o senza l’olandese?

Avevo cominciato a studiare qualcosa quando ero in Italia, ma appena arrivato nei Paesi Bassi mi sono iscritto a un corso. Oggi parlo questa lingua al punto tale che il cervello a volte pensa prima in olandese che in inglese.

Prima di trasferirti che lavoro facevi?

Per mantenermi agli studi lavoravo in fabbrica anche in Italia, all’epoca studiavo al Conservatorio. Una volta ottenuto il diploma, ho insegnato musica 4 anni alle scuole medie. In più, suonavo in diverse band.

Cosa suonavi esattamente?

In realtà suono diversi strumenti. Ho cominciato a 6 anni con il pianoforte, grazie a degli zii che mi hanno introdotto. Riuscivo a riprodurre le canzoni che ascoltavo in radio, così ho provato da autodidatta a lanciarmi con altri strumenti e ho imparato percussioni, batteria e chitarra. Alla fine, al conservatorio ho studiato contrabbasso.

Supponi che ti chiami la band più figa del mondo e ti proponga di suonare con loro, quale strumento sceglieresti?

Ah che bella domanda… diciamo il pianoforte, perché il primo amore non si scorda mai! E perché è lo strumento che mi permette di esprimermi maggiormente.

In quali generi?

Mi piace tanto la fusion. Ma anche il jazz, la musica, classica, il rock… in questo periodo, ad esempio, suono la musica di Frank Zappa, che adoro perché è un musicista completo.

Con gli Zappatika, vero?

Sì! Abbiamo un tour in UK per tutto il mese di aprile. La band è nata nel 2008; ci sono due olandesi, due italiani, un americano e un inglese. Sembra una barzelletta, ahah…! Io suono con loro da relativamente poco, questo è il mio primo tour insieme. Ma la storia che li accompagna è intrigante: pensa che il band leader, anni fa, ha contattato Jeff Hollie, che vive ad Amsterdam ed è stato sassofonista di Zappa. Poi sono arrivati ad Ike Willis, suo ‘braccio destro’. Ad Ike sono piaciute le nostre cover, così tanto che è venuto in Europa a partecipare ad alcune date. Dopo di lui, gli Zappatika hanno suonato anche con altri membri della band originale, come il vibrafonista Ed Mann, il chitarrista Danny Walley e l’armonicista Craig ‘Twister’ Steward. Tutt’ora collaboriamo con gli alumni di Zappa.

E tu come ti senti all’idea di questo tour?

Sono felice, tutta questa storia che hanno alle spalle mi entusiasma. Suono musica che mi piace, sono emozionato. Con loro faccio anche i cori, quindi durante le performances sono parecchio concentrato.

Mi fai qualche nome di collaborazioni che hai avuto fino ad ora nella tua carriera?

L’ultima in ordine di tempo è stata una collaborazione di 3 mesi con musicisti e attori di Zelig in un resort della Sardegna: è stata un’esperienza davvero formativa. In generale, ho avuto la possibilità di collaborare con molti nomi, ti posso citare Baricco, Bellocchio e Noce: per loro ho fatto la comparsa come contrabbassista in 3 film diversi. Poi l’orchestra del Conservatorio di Trento, la Heemstede Philharmonisch Orkest – con cui tornerò a suonare anche quest’anno a fine maggio, e un progetto che si chiama Indeepandance con musiche di Vittorio Cosma e la collaborazione di Eugenio Finardi, Giuliano Sangiorgi e i Marlene Kuntz.

Nomi famosi della musica italiana. Secondo te in cosa è carente la nostra musica rispetto alla scena estera?

Ho l’impressione che la produzione italiana sia molto condizionata dall’opinione pubblica… come se dovessi creare solo ciò che si vende.

E secondo te questo essere condizionati riguarda solo il genere pop o è tipico della musica italiana nel suo complesso?

Riguarda il genere pop, però in Italia la musica underground viene proprio sottovalutata. In Olanda, invece, mi sento di dirti che sono orgoglioso di poter dire che faccio il musicista.

Ti viene in mente qualche nome di band underground italiana che a tuo avviso meriterebbe risalto ma che non ha ancora avuto la giusta occasione?

C’è una band di Trento che mi piace molto, si chiamano Hot Mustache. Ma cantano in inglese… non a caso.

Quali differenze riscontri a livello di pubblico e di locali?

Ad Amsterdam c’è più spazio, è relativamente semplice suonare e ricevi un compenso in base al pubblico che porti. Ci sono diversi locali in città tra cui scegliere, ma il mio consiglio è sempre quello di appoggiarsi a qualche agenzia per entrare nel circuito più rapidamente. Anche il pubblico locale è più coinvolgente, le persone sembrano apprezzare di più la musica da vivo, ascoltano con attenzione. Questa comunque è solo la mia opinione sulla base dell’esperienza personale.

Mi descrivi la musica olandese?

La musica olandese tipica è quella elettronica. I migliori compositori di elettronica e di techno sono qui.

E della nostra musica cosa ne pensano?

Il musicista italiano viene visto come una persona molto seria. Abbiamo una buona reputazione a livello musicale e siamo molto stimati.

osman-meyredi-intervista-italianradio-radiopizzaToglimi una curiosità: dopo 20 anni che suoni sempre lo stesso repertorio, vivrai momenti di noia. Come si fa a convivere con questo aspetto di un lavoro che è così tanto creativo?

Io sono ottimista e vedo positivo ovunque! Quando fai qualcosa che ti piace riesci ad accettare più facilmente i compromessi, che sono di chiunque e di qualunque lavoro. Come musicista, a volte provo a cercare arrangiamenti diversi. In ogni caso, l’aspetto della ripetitività fa parte del gioco ed è giusto dare sempre il massimo per il pubblico.

Come svolgi la tua professione in Olanda?

Impartisco lezioni a casa. Convivo, ma ho una stanza studio dedicata alle lezioni.

Con chi convivi? Sono curiosa!

Con la mia ragazza olandese!

E come si sta con gli olandesi? Cerca di essere imparziale!

Si sta bene, quando il mood è giusto e hai voglia di comunicare. A livello comportamentale, forse, c’è qualche differenza: loro hanno più self control, affrontano un problema senza grandi ansie.

E una cosa che viene meglio a noi?

Noi abbiamo tanta passione anche nel modo in cui ci esprimiamo, che a volte può essere uno svantaggio ma in alcune situazioni ci rende più flessibili, sia a livello personale che sul lavoro.

Cosa hai imparato dagli olandesi?

Ad essere più tranquillo, ad affrontare la vita con meno ansie, ad apprezzare ancora di più l’accettazione dell’altro e l’inutilità del sentimento dell’invidia.

E tu cosa hai insegnato a loro?

La mia ragazza è diventata più organizzata…!

Lei ha imparato l’italiano?

Ha cominciato un corso, vorrebbe capire meglio la mia famiglia. Per ora, tra noi parliamo in olandese.

E mangiate anche olandese?

Ogni tanto io cucino pasta e risotti, e faccio la pizza. Ma lei mi ha insegnato a mangiare molto sano: tante verdure, frutta la mattina, torte salate, zuppe…

Hai appena sfatato il mito che la verdura non esiste in Nord Europa! La gente è convinta che qui si mangino solo patate.

Ahahah! No altroché, la verdura esiste e chi vuole mangia sano e bene!

Il tuo cibo olandese preferito?

Lo stamppot con cavolo, patate e salsiccia. Mi ricorda i sapori trentini.

C’è un senso di nostalgia? Perché hai lasciato l’Italia?

No, nostalgia no. Ho lasciato l’Italia perché volevo andar via dalle comodità e desideravo mettermi alla prova. Inoltre, mi stava stretta la mentalità conservatrice italiana.

E perché l’Olanda?

Inizialmente ci viveva mia sorella, ora è tornata in Italia, mentre io sono rimasto qui. Avevo provato anche il Qatar, ma non lo sentivo un posto adatto a me, mentre Amsterdam mi aveva sempre ispirato per il fatto che ci sono 170 razze e mi piaceva l’idea di poter essere a contatto in un colpo solo con tutto il mondo e scoprire altre culture.

Quindi non torneresti in Italia a fare il musicista a tempo pieno?osman-meyredi-intervista-italianradio-radiopizza

No… non ora almeno.

Mi dai tre punti di riferimento musicale?

Frank Zappa, la Cinematic Orchestra e il trio Medeski Martin and Wood.

E se ti dicessero che puoi scegliere la performance della vita, con chi andresti?

Andrei a suonare volentieri con Steve Vai!

Hai una curiosità della musica ancora insoddisfatta o inespressa?

Vorrei studiare bene l’armonia jazz e vorrei cominciare a produrre musica elettronica. Mi sento molto stimolato dagli Stati Uniti, spero di poterci andare a suonare, un giorno!

Con delle cover o con tuoi pezzi originali?

Magari con i miei! Sto registrando dei brani come compositore, tipo quelli che ho suonato da voi, a Radio Pizza, la sera del 30 marzo.

Ultima domanda. Cosa segue il tuo cuore?

Ah! Bella domanda. Direi l’amore per la musica, anche se può apparire scontato, ma scontato non è. Perché la musica alla fine è la mia lingua: io non faccio il musicista, io sono un musicista.

 

Osman sta per iscriversi a un corso al conservatorio di Amsterdam per insegnare musica anche nelle scuole olandesi. Nel frattempo, continua con le sue lezioni private. Un’ottima occasione per chiunque voglia avvicinarsi alla musica, visto il talento di questo ragazzo. Con lui è possibile scoprire ogni genere e ogni strumento.

Se Osman vi ha incuriosito, lo trovate qui:

sito: http://www.osmanmeyredi.com/

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Youtube: The Osman Music 

Alla prossima intervista!

Paola
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Paola Ragnoli è consulente e formatore in comunicazione verbale e non verbale, counsellor e autrice. È fondatrice e titolare della micro-impresa The Dots Connection e del blog I Viaggi Della Druida. Collabora come redattrice con alcuni siti internet, per Italianradio si occupa di integrazione tra culture.

 

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