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Claudio Lauria è un attore romano che vive in Argentina ed ha appena finito di portare il suo one man show in giro per il mondo. È stato anche nei Paesi Bassi, lo scorso giugno. Si è esibito ad Amsterdam e Utrecht, in uno Shakespeare personalizzato. Ma io sapevo che ad Amsterdam Claudio ci aveva vissuto, in passato. Forse la scelta di includere questa nazione non era stata un caso. Ho deciso, allora, di approfittare del suo passaggio nella capitale olandese; con il sostegno del Patronato Acli lo abbiamo portato ad Utrecht per una replica, e lo ho incontrato per un’intervista. Ero curiosa di sapere di questo tour mondiale, e di com’è la vita in un altro continente, vista da un italiano che ha provato anche il Nord Europa.

Utrecht, 17 giugno 2017.

Claudio, benvenuto nei Paesi Bassi. Anzi, bentornato.

Grazie! Bentornato, sì… che bella che è la vita, così imprevedibile.

Cosa ti porta qui?

Il mio spettacolo. Lo sto portando in giro per il mondo, da solo.

Come si chiama?
Shakespeare 401, perché sono 401 anni dalla morte di Shakespeare.

Quindi nel 2018 lo spettacolo non lo facciamo?

Ahahah, certo che lo facciamo… cambio il titolo!

È il primo che fai da solo? Cosa c’è di diverso rispetto a ciò che hai fatto finora?

Non è il primo che faccio da solo, ma è il primo in cui mi sento maturo e completo. L’anno scorso per esempio ho fatto il primo esperimento di regia: casuale, perché il regista che mi seguiva non riusciva a rendere ciò che io chiedevo e perfino il messaggio finale era differente da quello che io avrei voluto dare. Alla fine ho fatto da me.

Stai parlando di My Way?

Sì, però My Way era più leggero, nei contenuti. Mentre questo è Shakespeare. Qui si parla di razzismo, discriminazione, amore. Ma all’80% del tempo si ride.

Quindi è uno Shakespeare rivisitato?

Sì, tutti i testi sono scritti da me. Nella prima parte si affronta l’Otello in stile grottesco, con una recitazione quasi esagerata, da commedia dell’arte. Nella seconda, parliamo di Romeo e Giulietta, raccontati come una favola, con interpretazioni qua e là dei vari personaggi.

Quanto dura?

Un’ora e 45 minuti nella sua versione completa, che comprende anche la presenza sul palco di un musicista. A Buenos Aires e Roma posso proporlo nella sua interezza, mentre le altre tappe sono più corte di circa 20 minuti, perché mi avvalgo di basi musicali pronte.

Sono curiosa: in che lingua lo fai?

Italiano, inglese e spagnolo. Contemporaneamente, oppure una lingua sola, a seconda del luogo e dell’audience.

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Interessante. Ripercorriamo il tour insieme, dimmi dove ti sei esibito fino ad adesso.

Sono partito da Buenos Aires, dove vivo, e lì ho fatto repliche per 3 settimane. Poi sono andato a Lima, in Perù; di lì a Cuba, New York, Amsterdam, ora sono ad Utrecht. Poi Roma, Addis Abeba in Etiopia, Mumbai in India, Ho Chi Minh in Vietnam, e infine Sydney, in Australia. Rientro il Argentina il 15 agosto. In ogni città faccio tre repliche, ad eccezione di Roma dove ne faccio sei.

Sono un bel po’ di tappe! Come le hai organizzate?

Ricerche da computer, email a teatri, facebook, gruppi di italiani nel mondo… Ho sempre trovato molta disponibilità da parte delle persone, per contatti e suggerimenti.

Un tour del genere deve aver richiesto un dispendio notevole di patrimonio ed energie, anche perché Shakespeare 401 è autoprodotto. Da quale criterio sei partito per programmarlo?

Ho inserito città che non avevo mai visto e dove non avevo vissuto. Roma e Amsterdam ci sono per ragioni affettive. Per quanto riguarda l’investimento economico, devo confessarti che, tolta Roma, l’intero tour è a mie spese e tutti gli spettacoli sono a titolo puramente gratuito. Mi guida la passione per quello che faccio.

Quando e come è nata l’idea di uno Shakespeare zingaro?

Ti dico la data esatta. A metà settembre 2016 sono stato in vacanza con un mio amico italiano, dopo tanti anni di stop. Sulla via del ritorno, ho fatto tappa a Mosca e New York. L’emozione di ritrovarmi in viaggio dopo tanto tempo, gli stimoli che mi stavano dando i nuovi ambienti, la vacanza nel suo insieme mi hanno fatto scattare la molla giusta: mi sono detto che dovevo fare un’esperienza per me stesso in cui unire le tre cose che mi piacciono di più: il viaggio, il teatro e le lingue straniere.

Ci sono altri casi di spettacoli come il tuo?

Mi sono fatto anche io questa domanda… Che io sappia non ci sono precedenti. Ho cercato e non ho trovato nulla.

Hai un genere preferito?

Eh… è brutto se dico no?

Certo che no! Però me lo devi motivare.

Mi piacciono tutti gli stili. Con Shakespeare 401 riesco a rappresentare più di un genere. Ho fatto e studiato tutto, per imparare. Comunque il genere brillante lo sento più mio: mi dà vita, non mi annoia.

C’è qualcosa che non ti piace del tuo lavoro?

Quello che non mi piace è che ogni cosa che si pianifica non può mai andare avanti senza fondi. La maggioranza degli attori non diventa famosa e nemmeno vagamente conosciuta, ma secondo me sei libero di essere un artista solo se sei famoso, perché finalmente acquisti la disponibilità necessaria a poterti esprimere. Un’altra cosa che non mi piace è il meccanismo mentale che si instaura quando si sa di non essere pagati o di essere sottopagati; quando non vengono pagate bene, le persone restano in mentalità amatoriale e questa mentalità alla lunga condiziona le scelte. Te lo immagini se, durante le prove, arriva un attore che con te non è pagato e ti dice “ciao, io vado via perché ho trovato un lavoro dove mi pagano”? La cosa è naturalmente comprensibile, e tu rischi di essere lasciato solo dall’oggi al domani.

Comprensibile, su entrambi i fronti. Tu hai viaggiato per 12 anni e hai vissuto in diversi paesi, prima di stabilirti in Argentina. Sei stato anche in Olanda: quale idea ti sei fatto del Nord Europa?

Ho vissuto ad Amsterdam sei mesi; mia sorella è ancora qui. A me l’Olanda piace, sembra un piccolo paradiso per molti aspetti. La mia sensazione è che politica e burocrazia siano al servizio della gente più di quanto accada in altri paesi. Trovo poi che le persone abbiano maggiore senso civile e rispetto dei diritti umani. E, a dirtela tutta, ho trovato diverso anche l’approccio degli uomini con le donne: qui ci sono limiti che gli uomini non oltrepassano… questo forse è un po’ eccessivo, sono pure troppo attenti, tra un po’ non si avvicinano nemmeno per un ciao. Ma meglio eccessi di questo tipo che eccessi in altri aspetti del vivere quotidiano.

Ma per te tutto questo non andava bene.

Io dico sempre che se non esistesse Buenos Aires, starei a Londra oppure ad Amsterdam. Però purtroppo esiste Buenos Aires!

Se gli olandesi non hanno niente in meno, cos’è che ha Buenos Aires in più?

Il lato umano. Secondo me Buenos Aires è il giusto compromesso tra il lavoro, il progresso e il godimento della vita.

Se potessi scegliere tre attori e registi con cui lavorare?

Beh, sicuramente i due miei miti: Gigi Proietti e Vittorio Gassman. Poi, qualche attore argentino, li trovo molto bravi.

Uno sfizio di palcoscenico che ti resta?

Londra. E ancora Roma, in qualche grande teatro. Mi piacerebbe tornare ad esibirmi nella mia città natale da attore affermato.

Cosa segue il tuo cuore?

Adesso più che mai, ciò che veramente mi stimola è trasmettere ciò che mi piace, sperando che piaccia anche agli altri.

Ma che volevi fare da grande?

L’attore! Solo che in Italia lo ho fatto in maniera superficiale e non meritoria. Ora, dopo tanto girovagare, e molti anni sabbatici in cui ho sperimentato altri lavori e fatto volontariato, è arrivato per me il tempo che il teatro sia un lavoro completo, e non più una lotta per arrivare a fine mese. Voglio parlare al pubblico. Voglio poter avere la possibilità di condividere i miei pensieri, regalare risate e – perché no – anche qualche riflessione.

E che si fa, se non funziona?

Smetto di fare l’attore.

Riusciresti?

Sì, perché lo avrei fatto senza rimpianti. E perché continuerò a condividere i miei pensieri comunque.


Allora auguri a Claudio, per la sua carriera di attore in Argentina.

Spero di incontrarlo di nuovo, la prossima volta a Roma, magari al Teatro Olimpico. Perché io lo spettacolo lo ho visto e mi sono divertita veramente tanto.

Risate assicurate.

That’s all folks, alla prossima intervista!

Paola

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PS. Curiosi di saperne di più sui viaggi di Claudio e su come funziona la vita in altri paesi e continenti? Trovate il resto dell’intervista qui.

Paola Ragnoli è consulente e formatore in comunicazione verbale e non verbale, counsellor e autrice. È fondatrice e titolare della micro-impresa The Dots Connection e del blog I Viaggi Della Druida. Collabora come redattrice con alcuni siti internet, per Italianradio si occupa di integrazione tra culture.

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