C’è poco da dire, Amsterdam ha sempre il suo fascino. Che piova o ci sia il sole, ogni volta che passeggi per i suoi canali non puoi fare a meno di sorridere e sentirti meglio: quasi più in pace con te stesso.

Amsterdam non è molto grande, eppure è sempre affollatissima di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ma come si fa a gestire un flusso tale di persone?

Mi sono fatta questa domanda e la ho rivolta a un’esperta della materia: Valentina. Trent’anni compiuti da poco, titolare di InsolitAmsterdam, società di tour in italiano organizzati su misura.

Vado a trovarla, voglio saperne di più.

Entro in un ufficio pieno di gente.

 

Valentina, ma dove siamo?

Siamo in uno spazio di coworking. Quelle che vedi sono tutte start-up, io sono l’unica italiana.

Ti trovi bene?

Sì. Il principio del coworking ci permette di condividere idee, non solo gli spazi. Ogni tanto nascono anche collaborazioni.

Perché sei in un ufficio? In Olanda è molto diffuso lavorare dal salotto di casa.

Lavorando da casa InsolitAmsterdam sarebbe rimasta a livello amatoriale, mentre ciò che volevo era creare un’azienda che fosse in grado di crescere e di diventare leader del mercato italiano in Olanda. Ho dei collaboratori e, a volte, anche tirocinanti dalle università italiane; penso che il coworking sia un ottimo spazio per insegnare e per organizzare le attività quotidiane con chiunque lavori con me. E tutti possono farlo, se sono in grado, naturalmente.

Ci dici cos’è InsolitAmsterdam?

È una società registrata alla camera di commercio olandese e io ne sono amministratore unico e direttore. La ho fondata come tale due anni fa: sono partita da freelance con una semplice partita iva e piano piano l’attività si è evoluta.

Al momento quante persone collaborano con te?

Ho tre persone fisse in ufficio. Poi ci sono delle guide freelance, tutte donne e tutte italiane. In alta stagione arriviamo anche a sei persone in contemporanea.

Perché le tue guide sono tutte italiane?

Perché ogni cultura conosce la propria e, dopo aver lavorato anche con guide olandesi, ho sviluppato l’idea di parlare ai nostri connazionali con la nostra mentalità. In questo modo posso regalare loro un’esperienza indimenticabile.

Tu hai un background nell’arte, vero?

Sono laureata in beni culturali, con un master in management del settore. Oltre ad essere direttore della mia società, svolgo anche la funzione di guida turistica. Posso permettermelo grazie agli studi svolti, impossibile pensare di fare la guida senza una base solida. Questo non è un lavoro per tutti! Ci vogliono competenza e flessibilità. Sono anche in costante aggiornamento, dal materiale per le visite ai contatti con i partner locali, fondamentali per il business.

Hai detto che le guide sono tutte donne. Come scegli le tue collaboratrici?

Con un processo molto selettivo: curriculum vitae, colloquio, test sul campo giudicato da me. Ci sono criteri precisi da superare.

E quali sono?

Prima di tutto, essere residenti fisse. Non voglio stagionali, perché noi lavoriamo con la quotidianità, che è uno dei nostri punti di forza. Poi bisogna essere giovani e spigliate.

Mi parli di questa “quotidianità” punto di forza?

Un mio tour apre le porte ad una Amsterdam non turistica. “Insolita” significa conoscere la storia dell’Olanda ma non tramite il classico giro commerciale, quanto piuttosto nella sua essenza e quotidianità. Abbiamo selezionato posti speciali nei quali si uniscono aneddoti e racconto storico.

Mi fai un esempio di un paio di posti?

Non posso, perché questo è il mio vantaggio competitivo! Vantiamo già diverse imitazioni.

Quanti italiani lavorano qui nell’ambito turistico e quanti ne stanno arrivando? E tra voi collaborate?

Io non ho contatti con altri italiani; ho sempre scelto partners olandesi perché per me hanno un valore storico e culturale.

Hai dei clienti affezionati o ne arrivano sempre di nuovi?

Ci sono clienti affezionati, sia a me che alla città. Può capitare che tornino, magari dopo mesi, magari con la famiglia, oppure in una stagione diversa. Ci tengo a specificare che, quando ho cominciato, non avevo un bacino clienti da cui attingere.

Ecco, parlami di come è stato il tuo inizio.

Ho cominciato con un blog verso la fine del 2013. Nessuno scriveva in italiano su Amsterdam, a quel tempo, è stato facile posizionarsi. Dopo un anno, il blog si è evoluto nel sito. Poi sono nate collaborazioni con bloggers professionisti italiani, sono andata a presentarmi all’Ente del Turismo Olandese in Italia. La conoscenza di persona è stata importante per il business. In seguito è arrivato lo sviluppo social, e sono state determinanti le prime recensioni.

Kilimangiario, Messaggero, Trivago, tutti queste collaborazioni come sono arrivate?

In parte cercate, in parte giunte spontaneamente.

C’è stato un momento che hai detto “ma chi me lo ha fatto fare”?

No, perché io ho un vantaggio: mi alzo ogni mattina contenta di quello che sto facendo. Devi sapere che io sono convinta che tutto quello che hai te lo costruisci. E finché sarò contenta così, non mi sentirai mai pronunciare quella frase.

Quando sei arrivata ad Amsterdam?

Avevo 25 anni.

Perché proprio qui?

Lavoravo a Firenze e, durante un evento organizzato dalla scuola dove frequentavo il master, ho conosciuto il direttore di una fondazione culturale olandese, che mi ha offerto la possibilità di lavorare per loro per qualche mese. Sono arrivata qui con quello che all’epoca era il mio fidanzato e che oggi è mio marito, ho finito lo stage con quella fondazione e ho aperto partita iva, cominciando a lavorare in una galleria d’arte di Amsterdam. E alla fine siamo rimasti.

L’idea di InsolitAmsterdam quando è nata?

Mentre lavoravo in galleria. Ho pensato alle potenzialità turistiche che c’erano, conoscevo i vari curatori delle mostre e li accompagnavo.

Immagino che, come italiana, tu sia sempre stata ben vista, nel settore dell’arte. Però l’olandese nei musei è una lingua obbligatoria.

Vero, la lingua è una barriera, ma io ho lavorato per fondazioni private, non per musei. Ora con questi musei ho contatti commerciali e con molti di loro non è un problema utilizzare l’inglese. InsolitAmsterdam è un partner conosciuto in città e lo è anche il suo valore commerciale.

Ma studi lo stesso la lingua?

La sto studiando perché penso sia doveroso conoscere la lingua e la cultura del luogo in cui si vive, ma InsolitAmsterdam non mi lascia tempo per la vita privata.

Tu lavori continuamente?

Sì.

Tuo marito sarà felicissimo, immagino!

Lui è contento se io sono contenta. Anche quando la sera sono a casa, sono spesso al computer, sono distratta, parlo di lavoro. InsolitAmsterdam è molto presente nella mia vita.

Sembri molto ben assorbita. La parte più difficile del tuo inserimento nei Paesi Bassi qual è stata?

Inizialmente il meteo e gli orari, cioè il modo in cui viene scandita la giornata. Per il resto, io sono arrivata in coppia, quindi alla fine per me è stato un ingresso morbido.

Prima hai detto che preferisci guide italiane per una questione di cultura. Qual è la differenza tra noi e gli olandesi, che ti ha portato a questa scelta definitiva?

C’è proprio un approccio differente, tra i due popoli. Gli italiani sono più emozionali e sentimentali, gli olandesi sono più concreti, e questa concretezza si riscontra anche nel loro comportamento quotidiano: noi siamo più empatici.

Questo concetto dell’empatia ritorna spesso tra gli italiani che vivono qui.

Nel mio caso, non si tratta di empatia intesa come passione, ma proprio di una questione di approccio, che fa la differenza nei particolari. Per esempio, una delle prime domande degli italiani è dove andare a prendere il caffè: io capisco e assecondo questa richiesta, mentre per un olandese può essere più difficile.

Ma quindi, pregi degli olandesi sul lavoro?

Io ho soltanto pregi per loro! Mi piace la loro concretezza, mi piace il fatto che non fanno giri di parole e sono diretti. Però sono meno malleabili e meno adattabili.

Tu da loro cosa hai imparato?

Qui non guardano l’età. Ti parlo da giovane, che in Italia viene visto come un inesperto. L’olandese non è interessato a quanti anni ho ma alle competenze che ho. Da loro, ho imparato che non devo vergognarmi di essere giovane e se ho un’idea la posso attuare.

E nell’ipotesi in cui ti arrivasse una mega proposta per tornare in Italia?

Che significa mega proposta? No, non tornerei, sto bene nei Paesi Bassi. Non sono qui per un ripiego ma perché lo ho scelto. Almeno per ora.

Sei in contatto con comunità italiane in Olanda?

Ho qualche amico, ma non frequento comunità italiane.

Cibo olandese preferito?

Mi piacciono un sacco le bitterballen. C’è un posto che le fa buonissime…

E lo inserisci nei tour, immagino.

Sì, infatti non ti posso dire qual è!

Ma i tuoi tour come funzionano? Chi è un ipotetico target?

Persone singole, famiglie o gruppi. Un singolo che può venire da me è una signora di 50-60 anni che viaggia da sola, che magari fa la designer di interni, mi contatta e io preparo il percorso strutturato sulle sue richieste. In generale, si tratta di viaggiatori, ma ci sono anche tante persone che vengono ad Amsterdam per la prima volta e che scelgono di essere accompagnate alla scoperta della città da professioniste come noi.

Quanto dura un tour?
Dipende, dalle 3 alle 9 ore.

Ci sono posti che ancora non sei riuscita ad inserire e che invece ti piacerebbe tanto mettere?

Amsterdam ha un turismo breve, non più di 3-4 giorni, e spesso si fa solo il giro classico, comunque non c’è nulla in particolare che vorrei inserire perché già il percorso base, quello del centro storico, mi piace ogni volta.

Mi fai il nome di qualche personaggio che ti piacerebbe accompagnare?

Non ci ho mai pensato! Forse mi piacerebbe accompagnare Alberto Angela, mi ha sempre affascinato. L’ho anche incontrato una volta a Londra, al British Museum!

E una persona di questa città, a cui vorresti fare una domanda?

Oh, ce ne sono davvero tante che lavorano in punti chiave e non lo sanno.

Stai parlando di piccoli personaggi, come ad esempio il bottegaio?

No, sto parlando di persone che ricoprono ruoli importanti nelle istituzioni e non hanno consapevolezza degli strumenti che hanno a disposizione!

Perché dici questa cosa?

L’Olanda è un paese giovane e piccolo, il suo popolo è sempre stato storicamente abituato ad andare fuori per arricchirsi e questo aspetto li ha portati oggi a godere di ciò che hanno senza spingersi oltre. Vorrei parlare con loro e capire meglio certi meccanismi.

Secondo te il loro rapporto con l’arte com’è?

Sono più coscienti, perché rivolgono grande attenzione al concetto di collettività, e sentono l’arte come qualcosa di tutti; danno anche un grande valore a ciò che non conoscono, hanno sempre voglia di imparare cose nuove. Inoltre hanno molta poca produzione, quindi sono più attenti e interessati a quello che possiedono.

Molta poca produzione?

Lo dicono anche i turisti, il paragone con l’Italia viene facile.

Con l’esperienza che ormai ti sei fatta e con la conoscenza che hai del territorio, vuoi aggiungere qualcosa in questa intervista che non ti ho chiesto e che invece ti aspettavi?

Voglio sottolineare il fatto che InsolitAmsterdam non è capitata, ma è stata costruita. Inoltre, noi abbiamo il vantaggio di avere una quotidianità costruita sul campo e trasmessa, grazie anche ai contenuti sui social in tempo reale.

Cosa segue il tuo cuore?

Cioè? Che domanda è?

Cioè qual è la tua motivazione, la spinta che ti accompagna ogni mattina?

Non ho un motto né una frase, non sono una che attacca una situazione a una fotografia. Sono pratica e concreta ma sono diventata emozionale a forza di svolgere il mio lavoro, per via del contatto quotidiano con i clienti, dove sorriso e competenza fanno la differenza. Ho due anime: la freddezza nel gestire la società e la capacità di emozionarmi per il lavoro che faccio.

Ma tu vai mai in vacanza?

No, magari! Io non stacco mai.

Ecco un esempio di generazione dei 30 che vive all’estero. Giovane, imprenditrice, tenace. Conosce Amsterdam come le sue tasche.

Se volete fare un tour con Valentina, non solo della capitale olandese ma dell’intera nazione, ecco i suoi contatti:

Sito: Insolita Amsterdam

Facebook: Insolita Amsterdam Tour

 Alla prossima intervista!

Paola

 


Paola Ragnoli è consulente e formatore in comunicazione verbale e non verbale, counsellor e autrice. È fondatrice e titolare della micro-impresa The Dots Connection e del blog I Viaggi Della Druida. Collabora come redattrice con alcuni siti internet, per Italianradio si occupa di integrazione tra culture.

 

 

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