Abbiamo avuto il piacere di intervistare Isabella Santangelo (clicca qui), storica dell’arte e donna dalle mille passioni e progetti. In pochi minuti è riuscita a trasmetterci la curiosità e la passione che nutre per l’arte e la determinatezza nel voler attribuire una giusta importanza e visibilità  alle donne artiste , raccontando e riportando alla luce le loro storie, talenti e quello sguardo sensibile che le contraddistingue.

Concetto che troverete esplicato più volte durante l’intervista, che anche noi teniamo a ribadirlo: non bisogna dare spazio, importanza o rispetto ad un lavoro di un’artista donna, in quanto donna, ma in quanto meritevole artista. Bisogna disimparare questa abitudine di dare spazio alle donne, in quanto tali, come se fosse un premio, se non addirittura una concessione, ma bisogna normalizzare l’inclusione, in ciascun ambito, senza dover sottolineare il genere.

L’arte, insieme alla musica, sono mondi che permettono di comunicare in maniera universale,  senza dover dare un nome ad un cognome a ad un colore, ad un  suono, ad un’emozione.

Quindi ricondurre un’opera entro l’etichetta “artista donna” è riduttivo, più esemplificativo è raccontare la chiave di lettura di quel quadro che racconta un’estrema sensibilità, un certo vissuto e perchè no, anche le difficoltà in quanto donna di affermarsi.

1. Ci siamo informate e abbiamo visto che da anni omari vivi a Parigi. Di cosa ti occupi?

Vivo da ormai 10 anni a Parigi, sono una storica dell’arte, quindi lavoro nel mondo dell’arte, ma in due maniere differenti: sono insegnate all’Istituto italiano di cultura di Parigi e in parallelo ho un’attività nei musei.

Ho lavorato alla Fondation Vuitton, fondazione dedicata all’arte moderna e contemporanea. Inoltre, in questo momento, sto collaborando con il Centro Pompidou.

2. In questi anni hai notato un atteggiamento e rapporto diverso nei confronti della salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano e francese? Considerando che l’Unesco ha riconosciuto un maggior numero di siti all’Italia 47, rispetto la Francia che ne detiene 37. E quanto, da italiana, si nota questa differenza?

Devo fare una piccola premessa: la mia formazione è avvenuta completamente in Italia, nello specifico Napoli.

Terminati gli studi ho iniziato a lavorare al Museo di Capodimonte a Napoli, museo che rimarrà sempre nel mio cuore, in quanto mi ha permesso di poter guardare e toccar con mano quadri di Caravaggio e di confrontarmi con l’arte contemporanea. Purtroppo, per quanto sia completo e ospiti lavori di artisti illustri non riesce ad avere un successo di pubblico.

Da quando mi sono trasferita a Parigi, invece, vedo costantemente che le iniziative culturali riscontrano un successo buono o anche grande.

È tutto un circolo virtuoso, trattandosi di una pratica quotidiana dei francesi, che si crea attorno all’arte e le attività culturali in generale.

Ovviamente nasce da un’attività di comunicazione molto forte ed efficace.

Fin dai primi mesi, sono rimasta colpita dal fatto che alcuni musei permettessero ai bambini di organizzare feste di compleanno ed attività ludiche. Prima viene organizzata una piccola visita, seguita poi da un momento più ricreativo.

Ovviamente ci sono attività proposte per ogni fascia d’età e molteplici sono le mostre notturne, rendendo il tutto più agibile e appetibile. Spesso le attività sono anche accompagnate da iniziative parallele.

Tutto questo è abbinato ad agevolazioni economiche per famiglie numerose, studenti, giovani e per chi è alla ricerca di lavoro.

3. Sei qui in Olanda per lo spettacolo “Donne. Conferenza-concerto sull’artista Dadamaino”. Parlaci dello spettacolo, e come mai hai scelto di parlare dell’artista Dadamaino. Cosa ha suscitato il tuo interesse nei suoi confronti?

All’Istituto italiano di cultura di Parigi, dove lavoro ormai dal 2015, ho dato il via ad un progetto di storia dell’arte che tratta diversi temi e un paio di anni fa abbiamo iniziato a parlare di donne nell’arte: tema che mi ha coinvolto e affascinato molto trattandosi di un argomento inesauribile.

Casualmente, sono stata contatta da due musiciste New Phoenix Ensemble, che mi hanno proposto di collaborare a questo evento intitolato “Donne”. Lo spettacolo sarà una sorta di conferenza-concerto.

Avendo una predilezione per il contemporaneo, scegliere Dadamaino è stato abbastanza naturale. È un’artista che ha molti contatti con l’Olanda e rispecchia a pieno il cuore di questo progetto.

Il nostro scopo non è quello di raccontare le storie di queste donne per categorizzarle con l’etichetta “Artista Donna”, ma semplicemente per portare alla luce le loro vite e le loro carriere lasciate ai margini della storia dell’arte ufficiale.

Dadamaino ha saputo affermarsi in uno stile artistico particolare, non riconducibile ad uno in particolare, quindi una perla rara per gli anni 60 in poi. La sua vera unicità sta nella capacità di unirsi ai vari movimenti artistici europei, pur rimanendo fedele alle sue radici italiane aggiungendo una sensibilità artistica del tutto femminile.

La sua ispirazione nasce dai tagli di Fontana, rotture dirompenti, una forma più dolce e delicata, trasformandoli in tagli ovali.

4. Frequentando corsi di storia dell’arte, abbiamo notato che spesso non si nominano le artiste donne. In quanto insegnante d’arte, trovi che se ne parli abbastanza? E in quanto donna, cerchi di promuovere figure femminili poco discusse all’interno dei tuoi corsi?

Condivido la premessa, anche se negli ultimi anni le cose stanno cambiando, sia a livello di insegnamento, che di mostre. Ci sono molte esposizioni dedicate ad artiste donne, a singole figure femminili, a movimenti femminili e femministi.

Mi viene in mente una mostra tenutasi lo scorso anno al Centro Pompidouche trattava di donne nell’astrazione. Mentre, in questo momento il Musée du Luxembourg sta dedicando una rassegna alle donne artiste degli anni 20.

Quindi credo che le cose stiano cambiando non solo nel mondo “fisico”, ma anche in quello digitale. Infatti, anche sui social network, sta nascendo, e continua ad evolversi, un nuovo modo di vedere e percepire le cose.

Ci tengo a sottolineare nuovamente, che non è necessario considerare la categoria “donne”, ma semplicemente quella di “artista”, parola, in italiano, neutra.  Vogliamo dare spazio alle artiste semplicemente perché lo meritano.

5. Per finire: puoi dare qualche consiglio riguardo artiste contemporanee italiane, o straniere,  da seguire?

Avendo la fortuna di abitare in una città come Parigi continuo a scoprire, a visitare, sempre qualcosa di nuovo e ogni volta è una piacevolissima rivelazione.

Vorrei segnalarvi, in maniera personale, dei nomi della scena francese e non. Sono tutte artiste con un grande talento.

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