L’Istituto Trimbos, un ente olandese che si occupa di dipendenze e salute mentale, ha condotto una ricerca su 3.000 persone sopra i 18 anni, con lo scopo di capire gli effetti della crisi sanitaria degli ultimi mesi sul benessere psicologico della popolazione. Quasi il 40% degli intervistati ha dichiarato di sperimentare un aumento di stress, ansia e insonnia, dovuto a problemi di varia natura, tra cui spiccano quelli finanziari e lavorativi. I risultati del sondaggio erano alquanto prevedibili. Chi non ha provato paura, preoccupazione o ansia a causa dello scenario che il Coronavirus ci ha imposto? Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere il parere di un esperto. Prendersi cura del proprio benessere psicologico in questi tempi di crisi può risultare complicato: ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Laura Fontanari, con cui abbiamo analizzato difficoltà e sentimenti comuni, con attenzione particolare alla prospettiva degli expat.

Benessere psicologico in tempi di crisi: intervista alla Dott.ssa Laura Fontanari

La Dott.ssa Fontanari è una psicologa italiana, residente da più di quattro anni nei Paesi Bassi. Originaria di Trento, ha studiato psicologia a Padova ed ha conseguito un dottorato di ricerca in Brain and Cognitive Neuroscience. Ha svolto lavori di cooperazione internazionale in Guatemala e nelle Filippine, prima di stabilirsi in Europa. Al momento offre supporto psicologico nei suoi studi di Utrecht ed Amsterdam, e da circa due anni collabora con Acli Olanda, tenendo uno sportello gratuito di counselling e coaching psicologico per gli expat.

«Ogni Paese del mondo sta affrontando la crisi sanitaria dovuta al Coronavirus, adottando misure non sempre uguali. Tutti i piani d’azione però, comprendono il social distancing, che inevitabilmente ha cambiato le nostre abitudini. Quali sono gli effetti del social distancing sulla nostra salute mentale?»

«Poiché siamo animali sociali, il social distancing può avere delle conseguenze negative sul nostro benessere emotivo e psicologico. Ciascuno di noi reagisce in modo differente allo stress provocato dalle norme di distanziamento sociale. Possibili reazioni includono l’aumento della sensazione di solitudine, motivazione limitata, difficoltà di concentrazione. O ancora, aumento o diminuzione dell’appetito, o cambiamenti nella qualità o quantità di sonno. Possono diventare più forti sensazioni come tristezza, ansia, depressione, rabbia, paura, incertezza e noia. E, inoltre, può crescere il desiderio di uso di alcol, tabacco e altre droghe.

Un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra, per contribuire ad una corretta gestione di misure come quarantena e isolamento da parte delle autorità, ha recentemente pubblicato uno studio interessante. È in pratica un’analisi delle ricerche effettuate sull’impatto psicologico della quarantena durante epidemie precedenti, come Ebola, SARS, MERS e H1N1.

La ricerca evidenzia come alcuni fattori di “stress” aumentino la probabilità che si manifestino effetti psicologici negativi. Questi fattori includono noia, frustrazione, paura di infettarsi, mezzi di sostentamento insufficienti o inadeguati, poche informazioni o poco corrette, perdite finanziarie e la durata della quarantena stessa. Per mitigare l’impatto psicologico della quarantena è quindi importante che i Ministeri della Salute, o comunque le autorità competenti, tengano in considerazione questi fattori. È fondamentale che si assicurino che le persone comprendano chiaramente i motivi della quarantena, che si sentano apprezzate per i sacrifici e che abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno.

La ricerca prende in esame persone che hanno vissuto una quarantena con caratteristiche più o meno simili a quella della Fase 1 in Italia. Nei Paesi Bassi viviamo una situazione diversa, anche se molti dei fattori di stress elencati li sperimentiamo anche qui. Il governo ha deciso di lasciare ai residenti maggiore libertà di movimento, raccomandando di osservare sempre tutte le misure di sicurezza. Anche questo è un fattore che influisce molto sul benessere psicologico delle persone. La ricerca infatti, ha dimostrato che c’è una considerevole differenza tra scegliere di mettersi in self-quarantine e subire l’imposizione delle restrizioni.

Se abbiamo libertà di scelta, le conseguenze psicologiche negative diminuiscono. Anche solo sapere di avere la possibilità di uscire per una passeggiata rispettando le regole, ci può far stare meglio. Voglio chiarire che questa è una valutazione che tiene conto SOLO degli effetti psicologici di certe misure rispetto ad altre. Quindi, non si sta assolutamente parlando di quale soluzione sia migliore dal punto di vista medico.»

«Come diceva, l’Italia e i Paesi Bassi hanno adottato misure diverse per contrastare il virus, e gli italiani che vivono qui si trovano “nel mezzo” di queste due visioni opposte. Quali sono le conseguenze di quella che potremmo definire una “double Corona experience”?»

«È vero, gli italiani che risiedono all’estero stanno vivendo la situazione due volte, in un certo senso. In questo caso, da un lato vivono in prima persona la quotidianità olandese, quindi fanno esperienza delle misure adottate qui e delle scelte e delle emozioni che queste comportano. Parallelamente, vivono l’emergenza italiana attraverso familiari, amici o anche solo leggendo le news dall’Italia, condividendone le preoccupazioni. Ritrovarsi immersi in questa doppia esperienza, soprattutto considerando la grave situazione italiana, aumenta la percezione del rischio. Ed aggiunge alle difficoltà comuni in questo periodo, le emozioni associate all’impossibilità di essere fisicamente nel luogo d’origine “se succede qualcosa” ai propri cari. Si è pervasi da un senso di impotenza ed incertezza.

Inoltre, trovarsi a vivere una realtà, con la conoscenza approfondita di un’altra realtà, conduce in modo automatico a fare dei confronti. È probabile che le misure adottate dall’Italia per affrontare la pandemia (e le conseguenze nel caso non vengano rispettate) ci appaiano migliori e più sicure, ci facciano sentire meno in pericolo. Il confronto però non fa che aumentare emozioni negative quali ansia, paura e rabbia. Le misure dei due Paesi possono non essere ugualmente rigide, ma siamo in entrambi i casi chiamati ad agire secondo il nostro senso di responsabilità.

«Quindi qual è l’atteggiamento giusto per non lasciarsi condizionare dalle ansie e dalle incertezze proprie di questi mesi? Qual è la giusta prospettiva da cui guardare questo difficile periodo storico?»

«Innanzitutto, ascoltiamoci per capire quali emozioni stiamo provando. Ricordiamoci che provare una varietà di spiacevoli emozioni – sentirsi tristi, arrabbiati o nervosi – è una reazione normale ad una situazione che non lo è. In questo periodo è importante non essere troppo duri o pretenziosi con sé stessi, bisogna darsi il tempo necessario per adattarsi ed accettare la situazione.  Ognuno di noi ha i suoi tempi.

Proviamo a focalizzarci sulle cose che possiamo controllare e ad accettare quelle che sono fuori dal nostro controllo. Ad esempio, non posso controllare quanto durerà l’emergenza, le scelte del governo, il comportamento degli altri o quanta carta igienica è rimasta al supermercato. Posso controllare però quello che mi riguarda personalmente, quindi mi concentrerò sulle mie scelte, su come io posso seguire al meglio le regole e su cosa posso fare per passare piacevolmente il tempo.

Prendiamoci cura di noi stessi, mangiamo sano e non trascuriamo l’attività fisica. Ma non costringiamoci a fare troppe cose per riempire il tempo. È normale perdere la motivazione in un periodo come questo. Tenersi impegnati va bene, ma con equilibrio, e soprattutto non perché ci sentiamo in dovere di farlo. Anche quando lavoriamo da casa in modalità smart-working, non prendiamocela se la nostra produttività non è la stessa di prima. È normale ed accettabile: l’intera situazione è un’enorme distrazione con cui è difficile convivere. Stabiliamo una routine, e magari cambiamo stanza – so che per molti expat è difficile farlo in monolocali o case condivise – o abbigliamento per lavorare. E se ne abbiamo la possibilità, e rispettando le regole, ogni tanto usciamo a fare due passi.

Un’altra cosa che mi sento di consigliare è: praticate la gentilezza e la gratitudine. Molte ricerche dimostrano che avere un atteggiamento positivo verso gli altri ed essere grati anche delle piccole cose, aiuta notevolmente ad affrontare momenti difficili. Inoltre, mantenetevi connessi con le persone a voi care. Se prima della pandemia avevate in programma eventi o appuntamenti, prendete in considerazione l’idea di spostarli online in attesa di riabbracciarvi. Potrebbe piacevolmente sorprendervi il modo in cui organizzare un pranzo o un aperitivo virtuale con gli amici può cambiarvi la giornata. Teniamo a mente che tutto questo ci sta fornendo degli strumenti per costruire la nostra resilienza, quella preziosa capacità di affrontare e superare le sfide della vita senza perdersi d’animo.

Fonti e info:
laurafontanari.com
nltimes.nl

 

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