Oggi parliamo di politica e lo facciamo con Miriam Frosi, italiana trapiantata in Olanda e già componente del Consiglio comunale di Eindhoven- per il partito olandese CDA– per il quale punta al secondo mandato, ricandidandosi alle prossime elezioni: in programma mercoledì 16 marzo.

Appassionata da sempre di politica, con una particolare attenzione agli expat in Olanda, è un vero vulcano di idee e iniziative. Ecco come Miriam Frosi ci rende orgogliosi in terra olandese.

Miriam, cosa ti ha spinta a entrare in politica in un Paese che non è il tuo Paese natale?

Ho sempre amato al politica: tant’è che ho studiato economia politica, specializzandomi poi con diversi corsi. Oltre alla politica amavo anche le persone, ascoltarle con il cuore e cercare di risolvere i problemi sociali. Penso che questo sia un mio valore aggiunto proprio perché italiana. Abbiamo un cuore d’oro e un modo differente di affrontare la politica:  ascoltando le persone che hanno da dire qualcosa e, insieme a loro, risolvendo i problemi.

C’è ancora tanto da lavorare ma è proprio questo che mi dà l’energia per continuare a spendermi duramente per il cittadino.

Quali sono le vostre proposte per aiutare i cittadini a trovare un alloggio, considerata l’esigua offerta di questi tempi?

E’ una questione spinosa.  Abbiamo analizzato e affrontato il problema nel nostro programma: i prezzi delle case sono alle stelle è una realtà. Nonostante gli importanti interventi di edilizia privata, a Eindhoven non ci sono ancora abbastanza alloggi per soddisfare tutte le richieste.

Paliamo di BrainPort, che è un importante hub per la tecnologia e il design: abbiamo bisogno di ingegneri e manovalanza. Ma non siamo nella posizione, al momento, di poter garantire un “tetto sulla testa” a tutti.

Ormai da qualche anno stiamo lavorando per densificare lo spazio abitativo in centro città, rimodulando anche l’assegnazione delle case popolari e le condizioni di permanenza: vogliamo destinare questi alloggi a chi ne ha veramente bisogno, incentivando lo spostamento dei residenti che, con il passare degli anni, hanno incrementato il proprio reddito. Allo stesso tempo la nostra mano è tesa alle giovani coppie o ai nuclei che si apprestano ad acquistare il primo appartamento. Un’attenzione che abbiamo concretizzato con accordi mirati con gli Stakeholder edilizi.

Per gli studenti, invece?

Le università di Eindhoven sono prestigiose e molti studenti sentono il richiamo di queste nostre eccellenze. Ma gli alloggi non sono sufficienti ad accogliere tutti, ed è sempre più difficile trovare un appartamento. Proprio in questi ultimi anni sono venuta a conoscenza di veri e propri raggiri perpetrati dai proprietari a danno degli studenti. Fortunatamente Eindhoven può contare su un’organizzazione di avvocati che, gratuitamente, si mette a disposizione proprio degli studenti: aiutandoli a combattere le ingiustizie e gli eventuali soprusi. Stiamo lavorando affinché il Comune crei delle mixed housing:  edifici vuoti che vengono trasformati in case per studenti, oppure flexible workers. Abbiamo anche pensato di tornare al vecchio Hospital: quindi vedove/i che vivono ancora in grandi abitazioni vuote, da soli, che possono dare in affitto a degli studenti, guadagnando fino a 5mila euro all’anno, esenti tasse.

Riguardo lo sfruttamento sul lavoro, sappiamo che sei molto attiva in questo settore. Cosa ci puoi dire riguardo un metodo per combatterlo?

In questi quattro anni ho conosciuto vere e proprie realtà di schiavitù moderna, che pensavo sinceramente non potessero esistere qui. Persone che vengono da altri paesi dell’Europa, dove la situazione è addirittura peggiore, e non denunciano ciò che accade qui:  per paura di non guadagnare nemmeno i 300-400 euro al mese che ricavano sottostando a queste condizioni, vivendo in un clima di terrore […]. Parlando con diverse associazioni ho scoperto che ci sono tre  problemi principali: uno è il problema dell’alloggio, il secondo è quello della lingua e della comunicazione e il terzo è l’inefficienza nel coordinamento tra le diverse associazioni che lavorano contro lo sfruttamento sul lavoro. Quindi ho deciso di focalizzare la mia attenzione su quest’ultimo problema, costituendo uno sportello attraverso il quale le persone possono denunciare i casi di sfruttamento.

Purtroppo mi rendo conto che questo è solo un modo per agevolare le persone a sporgere denuncia e che non è la soluzione a tutti i problemi. Per questo noi continueremo a lavorare per mettere fine a questa schiavitù moderna. Ad esempio risolvendo il problema della lingua:  favorendo la partecipazione a corsi di lingua olandese, o inglese, e fare in modo che anche i bambini vengano bene accolti e aiutati a imparare bene la lingua.

Ho visto che volete implementare l’economia circolare, a fronte della crisi climatica. Cosa può fare il Comune per aiutare?

Vogliamo che anche il Comune di Eindhoven diventi quanto più circolare possibile. Lavorando anche al Ministero delle Infrastrutture è una cosa che mi sta molto a cuore. Innanzitutto vorremmo introdurre un passaporto dei materiali utilizzati per la costruzione di grandi edifici. Vorremmo anche favorire gli appalti con quelle società che, non solo vogliono essere circolari e diminuire l’utilizzo delle materie prime, ma che puntano anche ad essere sostenibili e innovative. Questo ci permetterebbe un grande passo avanti verso il raggiungimento degli accordi di Parigi. Come tutti sanno, entro il 2030, l’emissione di Co2 dovrà essere dimezzata. E, per quanto ci riguarda, non siamo arrivati neanche al 30%: ciò significa che c’è tanto tanto da fare. Tuttavia, già un paio di anni fa abbiamo iniziato la trasformazione di un quartiere: convertendo l’utilizzo di gas e trasformandolo in alimentazione 100% elettrica. Sono piccoli passi, ma la strada è ancora lunga […].

Riguardo gli expat, ai quali vedo che sei molto sensibile, vorrei chiederti: da cosa è scaturito questo particolare interesse?

Come sai sono italiana e quando mi sono trasferita qui ero molto interessata alla politica, ma non capendo la lingua era impossibile per me informarmi. Mi chiedevo: “Ma cosa vogliono i partiti?”. Passavo ore intere a tradurre i programmi dei vari partiti politici, per capire cosa chiedessero e quali obiettivi volessero raggiungere.

Pertanto la mia intenzione è quella di facilitare quanto più possibile la comprensione per gli expat e per i cittadini che non parlano olandese. Perché non si può ignorare che Eindhoven sia una città altamente internazionale, con più di 160 nazionalità differenti e 236mila abitanti: di cui 22mila hanno diritto di voto. Nel 2021 di queste 22mila persone, solo il 3% ha votato, mentre il resto ha buttato via la scheda elettorale.

Per questo motivo ho iniziato a fare dei workshop, la maggior parte dei quali si sono stati tenuti in inglese. Proprio con la precisa intenzione di informare le persone e incoraggiarle a esercitare il loro diritto al voto, […] traducendo la scheda elettorale in inglese. Ho presentato una mozione sull’argomento e, finalmente, a Eindhoven lo “stembiljet” è in olandese ma con una traduzione anche in inglese. Inoltre ho creato una piattaforma digitale, dove ogni mese si affronta un particolare argomento: dallo sfruttamento sul lavoro al problema alloggi. Il tutto anche in inglese e spagnolo. 

Miriam, ho letto che la maggior parte dei candidati nei vari partiti politici, sono uomini. Senti di essere rappresentata dal tuo partito, in quanto donna?

Attualmente soltanto il 30/35% delle cariche politiche, o manageriali, sono ricoperte da donne: ciò significa che il sesso femminile viene meno rispetto all’uomo. Naturalmente io sono per la parità tra uomo e donna e per le pari opportunità. Posso dire di sentirmi rappresentata all’interno del mio partito, ma chiaramente c’è ancora molto da migliorare. E questo vale per tutto il mondo. Fortunatamente noto che in alcuni paesi del Nord Europa si raggiunge quasi il 50% di rappresentanza femminile nelle cariche più importanti. E spero che anche l’Olanda possa seguire questo andamento.

Miriam Frosi, CDA Eindhoven

 

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A cura di Veronica Gantini

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