Il 23 maggio all’IIC (Istituto Italiano di Cultura) di Amsterdam si è tenuto un primo incontro con l’autrice, poetessa e filologa classica Silvana Grasso, in occasione della traduzione di olandese del suo racconto “Enrichetta”, a cura del prof. Gandolfo Cascio, dell’Università degli Studi di Utrecht.

Silvana Grasso è forse uno degli scrittori più originali e rilevanti della letteratura contemporanea.

Il prof. Gandolfo Cascio e la poetessa.

Grasso infatti può annoverare alle spalle, oltre i numerosi romanzi, raccolte di racconti e di poesie, anche traduzioni dal greco antico di un certo spessore culturale, come Archestrato di Gela (I piaceri della mensa), Matrone di Pitane, (Un banchetto attico), Galeno, (La dieta dimagrante) ed Eronda, (Mimiambi. Commediole del III sec. a. C.).

Durante l’incontro che si è tenuto ad Amsterdam l’autrice ha saputo accogliere da subito il suo pubblico con una teatralità degna del suo temperamento: vivace e allo stesso tempo ironico e pungente, ma, non per questo meno sincero.

Dopo una prima introduzione a cura del prof. Cascio, è intervenuta la professoressa Marina Castiglione, dell’Università degli Studi di Palermo. La professoressa ha raccontato alcuni episodi di vita vissuta accanto alla scrittrice, nel periodo in cui si sono trovate ad insegnare nello stesso liceo classico, in Sicilia. Dopodiché ha cercato di dimostrare la bravura della Grasso, nell’attingere alla cultura e alla tradizione della sua terra natale all’interno dei suoi racconti, con una naturalezza strabiliante. L’autrice stessa, infatti, tante volte non ha saputo dare spiegazione di alcuni accorgimenti linguistici (anche e soprattutto dialettali), che la studiosa ha invece ritrovato all’interno di alcuni racconti.

Infine si è entrati nel vivo della lettura di “Enrichetta”. Il libro narra la storia di un “femminello”, di una persona che in termini moderni definiremmo un transgender. Costui riusciva a ritrovare la propria femminilità a scapito e in virtù del fatto di essere riconosciuto come tale da quelli che lo dileggiavano e che però, allo stesso tempo, usufruivano e abusavano del suo corpo, in cambio di pochi spiccioli, o addirittura di qualche frutto.

Da sinistra: la direttrice dell’IIC di Amsterdam, dott.ssa Carmela Callea, il prof. Gandolfo Cascio, il prof. Raniero Speelman, la prof.ssa Marina Castiglione e la poetessa Silvana Grasso nella sala convegni dell’IIC.

La bellezza di questa creatura viene riconosciuta infatti dalla scrittrice stessa, che ha vissuto l’esperienza delle sue passiate in prima persona, da bambina.

E se ne legge la profonda tristezza ma allo stesso tempo la lucida caparbietà nella volontà di riconoscimento di questa persona, nella descrizione della tomba di Enrichetta, alla fine del racconto.

L’abilità scrittoria della Grasso è in queste poche righe riconoscibilissima, soprattutto dalla raffinatezza d’uso dell’endecasillabo, mascherato naturalmente all’interno della prosa.

Il traduttore dell’opera, però, il prof. Raniero Speelman, ha asserito come la traduzione, per quanto complicata, non abbia comportato delle difficoltà particolari, tali da inficiare la gradevolezza della stessa.

Il 24 maggio, nell’Università di Utrecht, si è invece tenuto un convegno internazionale dal titolo “L’opera di Silvana Grasso: poetica, generi e filologia”  della durata di un giorno, su tutte le opere dell’autrice, edite e inedite, con l’obiettivo di fornirne un ritratto articolato, indagandone tematiche e stile.

La sala del Drift 21, presso l’Universita’ degli Studi di Utrecht, dove si e’ tenuto il convegno sulla scrittrice in presenza della stessa.

Al convegno sono intervenuti docenti e studiosi di fama internazionale impegnati in varie discipline, tra cui filologia, linguistica, narratologia e traduttologia…

La kyenote speaker, prof.ssa Stefania Lucamante, docente alla Catholic University of America, ha affrontato la Grasso da un punto di vista degli studi genere, rifacendosi in gran parte a Judith Butler, la nota filosofa post-strutturalista.

Analizzando le figure femminili di Mosca e Clementina, due personaggi presenti nella grassiana “Ninna nanna del Lupo”, Lucamante ha affermato come entrambe queste donne siano in grado di modificare in loro favore le definizioni più rigide.  Il libro ha un impianto alquanto semplice (già questo è un grande merito) e racconta la storia di Mosca e la sua serva-confidente Clementina, appunto.

Negli anni Dieci le due donne emigrano da Bisacquino e vanno a vivere a New York. Lì avranno dei destini paralleli: Clementina seguirà quello ‘tipico’ dell’emigrato di inizio secolo, mentre Mosca viene prima ricoverata in un sanatorio (dove impara a conoscere, attraverso gli altri, il mondo), poi sposa un mafioso. Abbiente e vedova (quindi veramente indipendente) prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale torna, insieme a Clementina, in Italia[1].

Parafrasando le parole della professoressa, non per tutti gli autori contemporanei si puo’parlare di superamento delle questioni di genere. La rivolta delle donne nella Grasso è tenace. Per l’autrice il rifiuto delle convenzioni è anche lo spostamento fisico, in quanto con lo spostamento ci si costruisce uno spazio che, seppure frutto della propria immaginazione, è assolutamente personale.

Inoltre la supremazia della carne nelle opere grassiane contribuisce al disgusto.

Il nome stesso del personaggio (Mosca) indica come quest’ultima abbia smesso il suo abito di donna convenzionale, così come è voluto dalla società. Le donne notoriamente infatti sono delle note ciarliere. Mosca di contro non parla. Da notare, tra l’altro, il detto siciliano: “Zitto e mosca.”

La sterilità ha poi da sempre rappresentato una ulteriore discriminazione per le donne, in quanto non portatrice di vita. Ciò dimostra ancora una volta la performatività del genere, che descrive tanto il processo di essere agiti quanto quello di agire. I personaggi della Grasso rifiutano o rivedono pertanto le “norme” del genere.

Queste sono le coordinate entro cui muoversi se si vuole condurre un’analisi di genere sulle opere della autrice. Ma la sua abilità intrinseca è riconoscibile anche nelle traduzioni dal greco, come gia’accennato, e come sostenuto nel convegno dal professor Pierluigi Lanfranchi, docente all’Aix Marseille Université. Per non parlare delle fantasmagoriche macchiette che costellano i suoi racconti, come ha sottolineato il prof. Marco Bardini, dell’Università di Pisa.

Dunque due incontri veramente significativi si sono tenuti tra Amsterdam e Utrecht il 23 e il 24 maggio, che hanno sicuramente contribuito a fare nuova luce sulle opere di questa scrittrice, forse ancora troppo poco nota al grande pubblico, ma che sicuramente ha molto da dire.

La poetessa mentre parla della figura di Enrichetta

 

 

 

 

 

 

[1] http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG220526&idc= visitato in data 31/05/2017

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