“M. Il figlio del secolo” è il romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega 2019. Uscito poco più di un anno fa, il romanzo è rimasto per tantissimi mesi in vetta alle classifiche di libri. Per un paese, come l’Italia, in cui si legge davvero poco, è stato un risultato eccezionale.
Soprattutto se si analizza l’argomento: un romanzo storico che parla del fascismo dal punto di vista dei fascisti. Una mossa inedita che ha letteralmente smosso il panorama letterario e culturale italiano. 

Scurati è venuto ad Amsterdam per presentare il suo libro nei Paesi Bassi, l’olandese è la prima lingua straniera in cui è stata tradotta l’opera ma ci saranno ovviamente altre traduzioni. Noi di italianradio siamo riusciti a fare quattro chiacchiere con l’autore. 

Il punto di vista

Per la prima volta nella letteratura italiana abbiamo un romanzo che parla di fascismo raccontando gli eventi dal punto di vista dei fascisti. Era necessario per il dibattito culturale del nostro paese poter raggiungere questo esito, un chiaro sintomo di maturità e riflessione verso fatti che sono accaduti ormai un secolo fa.

Per quanto fosse necessario da tempo, Scurati spiega che solo in questo preciso periodo storico l’arte e la letteratura hanno avuto la possibilità di analizzare questo capitolo della storia italiana senza pregiudizi ideologici o politici.

“Sentivo innanzitutto di avere la possibilità. Possibilità che altri non hanno avuto. Da qualche anno è calato quel velo ideologico legato al racconto che abbiamo fatto del fascismo dal secondo dopoguerra ad oggi. Per ragioni storiche questo velo è caduto e allora la letteratura ha avuto la possibilità di parlare di questo argomento in maniera spregiudicata come solo l’arte può fare.”

Il pericolo

Proporre questo tipo di racconto è sicuramente una mossa azzardata. Si incorre nel rischio di umanizzare la figura di Mussolini, di mitizzarla più di quanto non sia necessario o addirittura c’è la possibilità che il lettore empatizzi con  la figura del Duce. Un pericolo consapevole. Un pericolo che consapevolmente Scurati ha deciso di correre ma adottando qualche misura di precauzione. 

“Per evitare che questo pericolo fosse concreto ho deciso di aderire in maniera puntuale ai fatti storici. Nel mio racconto non c’è libera immedesimazione nel personaggio e non c’è nulla di inventato.” 

Infatti bisogna ricordare che Scurati ha lavorato a questo libro per cinque anni. Anni di ricerca sui carteggi privati di Mussolini e dei suoi affiliati, anni di ricerca presso tribunali, archivi pubblici e privati. Un lavoro di ricerca volto non solo a dare legittimità storica al libro ma anche a cogliere qualsiasi dettaglio o particolare funzionale alla scrittura del romanzo. 

Scurati continua dicendo: “Si può dire comunque che questo sia un rischio scongiurato. Per la quasi totalità dei lettori questo libro è stato una palestra di antifascismo e questo lo dice la storia del libro che è uscito quindici mesi fa.” 

Un collegamento con il presente?

Avvenimenti accaduti ormai un secolo fa risultano essere particolarmente attuali visto ciò che sta accadendo in Italia e in Europa. L’avanzata dei partiti populisti, il modo attraverso il quale i leader di questi partiti parlano alla masse ha molto a che fare con il fascismo. 

Scurati a questo proposito dice: “Il fatto che ci sia un parallelo non lo stabilisco io, ma i lettori. Moltissimi lettori hanno cercato in questo romanzo una chiave di lettura del presente e in parte l’hanno trovata. Mussolini ebbe per primo l’intuizione di capire come sarebbe stata la politica nell’era delle masse: una politica fatta di seduzione e teatralità.” 

“M. Il figlio del secolo” diventerà una serie tv e Scurati ci ha raccontato di partecipare attivamente alla scrittura: “Si tratta di un cast internazionale con un regista  internazionale. Sono consapevole che attraverso il mezzo televisivo il rischio di cui si parlava in precedenza è ancora più accentuato. Voglio assumermi questo rischio come me lo sono assunto per il libro e non voglio tirarmi indietro in nessun modo.”

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