Nell’atelier di Patrizia Esposito: un viaggio nel tempo, alla scoperta della Commedia dell’Arte italiana

Ci è bastato salire una rampa di scale in una piccola casa nel centro di Utrecht per farci avere l’impressione di essere in scena su un palcoscenico del cinquecento italiano. Tra Arlecchino, Pulcinella, il Capitano e altre maschere tradizionali della Commedia dell’arte italiana, il team di RadioPizza ha conosciuto e intervistato Patrizia Esposito, regista, attrice e docente di teatro.

Nata in Olanda ma di sangue italiano, da padre campano e mamma olandese, Patrizia parla un po’ di italiano e ci racconta di lei, della sua passione per il teatro e di come questa sia diventata con il tempo un vero e proprio lavoro, combinandosi con la volontà di sensibilizzazione ed educazione al patrimonio culturale teatrale, più specificatamente italiano.

Ciao Patrizia, noi sappiamo che ti occupi di teatro a tutto tondo, come attrice, regista, insegnante e creatrice di maschere, ma com’è nata questa passione?

Sono figlia dell’arte italiana pur essendo l’unica vera artista in famiglia e l’ho scoperto nel tempo, sebbene già da giovanissima sentissi mio il mestiere del regista e mi bastasse vedere un gruppo di giovani per immaginare su di loro una storia. Ma il teatro vero e proprio l’ho scoperto da più adulta, quasi per gioco, quando una mia amica mi ha convinto del fatto che fossi una persona comunicativa ed espressiva e mi ha incitato nella mia prima audizione. Da allora la passione è cresciuta e oggi, senza il teatro non riuscirei ad immaginarmi e a vivere.

Hai raffinato la tua passione  con degli studi?

Si, ho studiato teatro e sono stata anche in Italia, allieva del maestro Donato Sartori. Proprio in Italia ho imparato a creare le maschere, dopo aver lavorato ad Utrecht su un pezzo italiano in cui l’espressione non era affidata ad un testo scritto ma affidata al linguaggio del proprio corpo e al linguaggio delle maschere.

Cosa rappresentano le maschere, quali sono quelle tu utilizzi e come le crei ?

Le diverse maschere rappresentano i diversi caratteri, espressione immutabile del genere umano. Io faccio riferimento alle maschere tradizionali della Commedia dell’arte italiana, sono infatti sempre attuali perché rappresentano una società stereotipata senza tempo. Ho però anche adattato il mio stile ai nostri giorni. Le mie maschere sono tutte in cuoio, materiale che ho scelto per la sua resistenza nel tempo. Per crearle mi faccio aiutare anche da mio marito e in genere in una settimana riesco a ultimarne una.

Cosa significa trasmettere un patrimonio culturale italiano di questo genere, qui in Olanda? Quale è lo scopo e a chi si rivolge?

Trasmettere questo tipo di cultura non è facile, proprio per questo con le mie lezioni, rivolte spesso ai giovani nelle scuole, voglio educare a questo tipo di cultura che è popolare, è storica ed è parte del nostro bagaglio culturale.

Ultima domanda Patrizia, a te che con poche parole e tante espressioni, trasmetti molto entusiasmo e amore per il tuo mestiere. Cos’è per te il teatro?

Il teatro per me è magia, permette di conoscere se stessi ma permette specialmente di conoscere chi ci è intorno, è uno strumento comunicativo che ci permette di avvicinarci al prossimo.

A questo punto, non possiamo non consigliare ai nostri lettori di dare un’occhiata a questo angolo di densa cultura, al centro di Utrecht, per poter apprezzare le bellissime maschere che Patrizia con l’aiuto di suo marito crea e di rispolverare come noi, questa forma di teatro tanto antica, ma allo stesso tempo tanto nostra, che ci identifica e ci fa riconoscere come maestri in tutto il mondo, Grazie Patrizia!

Se siete curiosi di scoprire qualcosa in più sul Teatro Animo di Patrizia e sul suo atelier, visitate la sua pagina.

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