Leader d’Europa, non è delle urne elettorali che vi dovreste preoccupare. Sono i libri di storia”. 25 gennaio 2016, con questa frase l’ONG Amnesty International urla il suo pensiero ai Leader europei che si sono riuniti ad Amsterdam per dibattere sulla proposta della Commissione europea nell’organizzare un corpo multinazionale di guardie di frontiera con cui gestire i flussi migratori e per discutere sul destino del Trattato di Schengen che potra’ mettere a rischio la libera circolazione delle persone e un maggiore tasso di controlli doganali.

Nel 1985 Francia, Germania e il Benelux, nella piccola citta’ del Lussemburgo, firmarono il Trattato di Schengen per la libera circolazione delle persone.
Successivamente altri ben 24 Stati, tra cui l’Italia, aderirono a tale Convenzione internazionale.
A farne parte oggi sono:
Belgio; Francia; Germania; Lussemburgo; Paesi Bassi; Monaco; Portogallo; Spagna; Italia; Austria; Grecia; Danimarca; Finlandia; Svezia; Islanda; Norvegia; Slovenia; Estonia; Lettonia; Lituania; Polonia; Rep. Ceca; Slovacchia; Ungheria; Malta; Svizzera; Liechtenstein.

Tra gli obiettivi storici del Trattato di Schengen ci sono:
• Abolizione dei controlli sistematici delle persone alle frontiere interne dello spazio Schengen, salvo circostanze eccezionali;
• Rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dello spazio Schengen;
• Collaborazione delle forze di polizia e possibilità per esse di intervenire in alcuni casi anche oltre i propri confini;
• Coordinamento degli stati nella lotta alla criminalità organizzata di rilevanza internazionale;
• Integrazione delle banche dati delle forze di polizia detto Sistema di informazione Schengen (SIS).
I venti di guerra e di terrore che stanno soffiando da mesi sull’Europa e sul mondo intero, rendono sempre piu’ complicato il dialogo internazionale.
Gli Stati, per difendersi dall’ampio flusso di migranti che scappano dai conflitti e dalle persecuzioni politiche dei propri paesi, stanno alzando nuovi muri e nuove barriere non solo fisiche ma anche burocratiche tra i confini geopolitici del Vecchio continente, portando cosi’ l’orologio della storia indietro di anni.
La sospensione del Trattato di Schengen potrebbe determinare danni economici e un indebolimento identitario all’interno dello spazio comunitario, ma nonostante questa presa di coscienza, sono ben sei paesi a voler mettere in atto tale decisione: Francia, Germania, Danimarca, Austria, Norvegia e Svezia. L’Italia e la Grecia sono invece tra i paesi contrari.
“se non possiamo proteggere i confini esterni dell’Ue, il confine tra Grecia e Turchia, allora il confine esterno dell’area Schengen sarà spostato verso l’Europa centrale”. Da come possiamo evincere dalle parole del ministero dell’interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, la stessa Grecia e’ stata richiamata a impegnarsi a potenziare i propri controlli lungo i confini con la Turchia, per evitare di essere espulsa dall’area Schengen.
Nella mappa sottostante viene evidenziato lo stato dell’arte dei paesi che fanno parte dell’area Schengen e quali sono quelli che gia’ stanno applicando in modo temporaneo la chiusura delle frontiere in modo indiscriminato con l’introduzione dei controlli di polizia.

Come la storia ci insegna, non sara’ di certo una chiusura frontaliera internazionale che risolvera’ e arginera’ definitivamente il grave problema sociale che sta affliggendo, ormai da mesi, il Mediterraneo, protagonista dell’ennesimo esodo biblico e dell’ennesima vergogna della cattiveria umana che dilaga in un’emorragia continua tra paura e terrore.

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