Tutti abbiamo assistito ai terribili venti dei giorni scorsi. Chi dal comfort della propria casa, chi al riparo in città, e chi alla guida di una macchina. Ahimè, io ero tra quelle persone che mentre soffiava la bufera, si trovava in autostrada.

Ma cominciamo dall’inizio.

Sventura di due povere italiane

Si sapeva che ci sarebbe stato vento forte, ma non mi sarei aspettata raffiche fino a 150kmh. Si parla di venti della forza di un urgano, infatti questo aveva il nome di Eunice. La mattina il vento era ancora sopportabile, quindi io e un’amica, venuta a trovarmi dall’Italia, siamo partite da Utrecht alla volta di Amsterdam, siccome lei avrebbe preso l’aereo di ritorno la sera stessa (spoiler: volo cancellato).

Ho lasciato la mia auto in periferia al sud della città, e poi abbiamo preso la metro per andare in centro; e fin qua nessun problema.

Il dramma è iniziato intorno alle 14, quando il vento ha cominciato a diventare più forte.

A questo punto la mia amica non riusciva nemmeno a rimanere in piedi, veniva spostata. E qui le motivazioni sono due: o le raffiche erano alquanto insistenti, o lei è alquanto minuta. O entrambe le opzioni.

Desolazione

Ma tornando al nocciolo della storia, il vento ormai era diventato improponibile, peraltro, era arrivato il momento di tornare alla macchina e avviarci verso l’aeroporto.

Ma povere noi sprovvedute. Non avevamo messo in conto il TOTALE arresto di qualsiasi tipo di mezzo pubblico, e la conseguente impossibilità nel raggiungere l’auto. Non rimaneva che rifugiarsi nella stazione centrale, insieme ad innumerevoli altre persone, e piangere in un angolo. Fortunatamente non siamo arrivate a quel punto, poiché abbiamo subito pensato a delle alternative, tra cui camminare due ore, da sole, nella bufera, fino alla macchina. Neanche a dire, quell’opzione fu scartata in principio. Ma nella disperazione, l’idea illuminante: chiamare un taxi. Chiaramente anche i taxi erano sovraccarichi di richieste ma per nostra grazia, siamo riuscite a prenotarne uno che ci ha fatto attendere solo venti minuti.

La tragedia nella tragedia

Una volta partite dalla stazione, abbiamo pensato “è fatta”. Ma ancora una volta, non poteva andare tutto liscio. Tra parti di edifici crollati, auto in panne, e alberi sradicati che ostruivano la strada, siamo arrivate finalmente alla macchina.

E ora toccava a me, a guidare in quella situazione estrema. Posso vantarmi di esperienza alla guida nelle più svariate condizioni atmosferiche, tra cui nebbia degna di un film horror, bufera di neve, tra cui fiocchi penso di aver intravisto Bigfoot, e pioggia talmente fitta da trasformare il parabrezza dell’auto in un quadro di Munch. Ero pronta ad affrontare anche l’ira della tempesta invocata da Thor, quindi mi sono messa alla guida. La strada per l’aeroporto di Schiphol ha parecchie corsie e poche barriere che riparano dal vento, ma siamo riuscite ad arrivare sane e salve, senza troppe sbandate, o perlomeno, nessuna fatale.

Viaggio della speranza

Come spoilerato prima, la mia amica purtroppo si trovò poi bloccata in aeroporto, ma io a quel punto ero già avvinghiata al volante, con le braccia in tensione, tentando di non finire nella fiancata di un’auto, o peggio, di un camion, nella speranza di arrivare a casa integra.

Il telegiornale ha fatto sapere poi che nella zona di Amsterdam i venti sono arrivati a 126kmh, che non è stata la velocità più intensa nel Paese, ma posso assicurarvi che io li ho sentiti tutti, ed era sufficientemente forte. Nonostante andassi solo a 60 chilometri all’ora, mi sono dovuta fermare un paio di volte sulla corsia d’emergenza, sotto dei cavalcavia, temendo che la macchina si sarebbe ribaltata. Nei minuti in cui ho potuto accostare, ho ammirato il modo in cui i guidatori olandesi, sfrecciavano sull’autostrada, degni di chi non ha paura di fare una brutta fine. Gli olandesi hanno forse 7 vite come i gatti?

Durante il viaggio della speranza verso casa, purtroppo, ho assistito a diversi sinistri: camion ribaltati, alberi caduti sulla corsia. Fortunatamente, nessuno di questi fatidico.

Uno sguardo a ciò che è stato

Come potete immaginare, se sto scrivendo questo pezzo, sono arrivata a casa intatta, dove poi mi sono informata sui disagi e le disgrazie causate da Eunice.

Tragicamente, nei Paesi Bassi, ma anche negli altri Stati colpiti dall’uragano, sono state riportate della fatalità, per non parlare degli innumerevoli danni arrecati a edifici, automobili, e strutture urbanistiche.

Passando ad una nota più allegra, dopo le peripezie vissute, esigo che il governo olandese mi conceda la cittadinanza. Direi che ormai sono stata iniziata alla vita nei Paesi Bassi, come solo un cittadino olandese può essere.

E per concludere, se posso permettermi di dare un consiglio su cosa fare, e non fare, durante condizioni climatiche del genere, o prospettive di un imminente uragano:

Controllate SEMPRE le previsioni meteo prima di uscire e aspettatevi il peggio, soprattuto se il governo indica un’allerta meteo. Non siate pazzi come me, e non rischiate.

Allego alcune foto e alcuni filmati dei danni che sono stati registrati, e questo link dove potrete trovare più notizie riguardo gli accaduti.

a cura di Veronica Gantini

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