di Federico Dask

La prima cosa che viene da pensare è che ora anche l’Olanda ha il suo “5 Maggio”. Anche se, per essere precisi, è accaduto tutto soltanto oggi che sul calendario ne contiamo 8, è impossibile non riportare alla mente quel giorno di ormai 14 anni fa in cui l’Inter di Hector Cuper riuscì a perdere uno Scudetto atteso per quasi quindici anni e volatizzatosi a discapito della Juventus in un’ultima giornata che definire al cardiopalma sarebbe riduttivo.

Nonostante l’equivalente punteggio in classifica, tutto appariva assegnato per quanto riguardava l’Eredivisie, con l’Ajax impegnato nella più che abbordabile trasferta di Doetinchem contro il penultimo De Graafschap e a cui sarebbe bastata una vittoria per non doversi preoccupare del risultato dei rivali del PSV, invece costretti ad un ben più arduo compito a Zwolle, contro un PEC in piena lotta per i playoff per accedere alle qualificazioni di Europa League. Vista la favorevole differenza reti, ció che ci si attendeva dalla partita del “De Vijverberg” non era altro che una solenne “sgambata” prima che le celebrazioni potessero finalmente avere inizio. Dopo una stagione che aveva visto i Lanceri prima “steccare” il preliminare di Champions League contro gli austriaci del Rapid Vienna e poi venire eliminati in Coppa d’Olanda all’ultimo respiro dagli acerrimi nemici del Feyenoord ed in Europa League dal ben più modesto Molde.

Una volta andati al riposo in vantaggio grazie al bel destro a giro di Younes dopo appena un quarto d’ora, e nonostante anche il PSV potesse vantare un doppio scarto firmato Lokadia e De Jong, persino le ultime riserve riguardo l’assegnazione del titolo ai ragazzi guidati da Frank De Boer sembravano sciolte.

Sembravano, appunto.
Perchè al minuto 55 il mediano di casa Bryan Smeets insaccava il più incredibile dei pareggi con un colpo di biliardo dal limite dell’area spiazzando un poco attento Cillessen. Un gol che faceva saltare tutte le certezze che un Ajax bello (ma parecchio sprecone) pareva vantare una volta tornato in campo dagli spogliatoi. E nonostante i tentativi di rimettere la gara nei giusti binari, il risultato non sarebbe più mutato. Con un De Graafschap, giá capace poche settimane fa di violare con un perentorio 0-2 il “Galgenwaard” di Utrecht, a giocare più che mai il ruolo dell’ammazzagrandi e mantenendo (in virtù dell’1-3 finale a favore del PSV) lo “Schaal” in quel del Brabant per il secondo anno consecutivo. Scrivendo una delle più grandi ed esaltanti pagine degli ultimi anni di Eredivisie.

In giro per web e televisioni varie sono subito rimbalzate immagini contrastanti: da una parte il disappunto per una stagione che poteva essere addolcita dal titolo nazionale e rivelatasi invece clamorosamente fallimentare, figurativamente racchiusa nelle lacrime del giovane talento El Ghazi, consolato da compagni ed avversari. Dall’altra, le scene di giubilo davanti al migliaio di tifosi giunti da Eindhoven a Zwolle sperando nel miracolo che si è poi materializzato e che avrà nella classica celebrazione in giro per la città con pullman scoperto organizzata per domani il suo epilogo, in modo che tutti i tifosi possano rendere omaggio a Philippe Cocu ed i suoi ragazzi. Eroici protagonisti di un pomeriggio che resterà a lungo nella mente degli amanti dello sport più bello del mondo.

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