Non c’è altro modo per definire la scorsa domenica.

La giornata comincia di buon’ora, alle 8 del mattino sono già alla stazione di Utrecht Centraal con solo tre ore di sonno alle spalle e reduce di una sabato sera un po’ troppo devastante ad Amsterdam (ma questa è un’altra storia).
Nonostante tutto arrivo in stazione prima di Caterina, la tanto amata Santa Caterina da Scalea che mi sopporta e supporta in ogni cavolata. Arrivata in stazione anche lei partiamo per la prima tappa di questa lunghissima domenica: il Keukenhof.

Wikipedia dice del Keukenhof: parco botanico olandese situato a Lisse. Una delle principali attrazioni dei Paesi Bassi. Considerato il più grande parco di fiori a bulbo del mondo, nonché uno dei luoghi più fotografati in assoluto, inoltre è stato inserito tra i giardini floreali più belli d’Europa.

Va quindi da sè che l’immagine che io e Caterina ci eravamo figurate nelle nostri menti sognanti era di distese chilometriche di tulipani, campi che si perdevano a vista d’occhio e qualche mulino qui e lì, perché no.

E invece no.

L’arrivo

Si trattava semplicemente di un parco, grande sì, ma con aiuole di tulipani, non campi. Chiazze qui e lì di tulipani di diverso colore, forma e dimensione, niente di più e niente di meno.
La delusione ci pervade, sale dallo stomaco, si fa strada tra le viscere e incontra la bocca, che inizia, ovviamente, a lamentarsi. E tra un “me lo aspettavo migliore”, “dove sono le distese di tulipani”, “il biglietto è un mutuo”, “voglio i carri di fiori e le parate al mio arrivo” (raga se non si fosse capito avevamo delle aspettative altissime su questo campo), si va avanti a camminare.
C’è da dire che noi, da brave viaggiatrici coscienziose ed esperte del mestiere, decidiamo bene di andare al Keukenhof a fine stagione, quando i fiori stanno seccando e molti sono stati già tagliati e con loro viene tagliata via anche metà della bellezza del campo. Brave ragazze, brave.

In più, per rendere la situazione ancora più fantozziana, comincia a piovere a dirotto.
Stanche morte già di mattina ci ripariamo in uno dei padiglioni presenti nel parco. Erano dei padiglioni allestiti con esposizioni floreali a tema “flower power”, molto hippie devo dire.

Finalmente il cielo si rischiara e possiamo tornare a passeggiare. Improvvisamente, come Arya che spunta alle spalle dei White Walkers (spoiler alert!), ci pervade l’odore di cibo, e come si può mai dire di no ad un caldo stroopwafel appena fatto? Infatti non si può. È stato il momento migliore della mattinata.

La fuga

Dopo un book fotografico che Kylie Jenner può solo accompagnare ci rendiamo conto che sono le 11 passate e verso mezzogiorno dobbiamo prendere il treno per Amsterdam. Dire che abbiamo accelerato il passo è un eufemismo, guardavamo i fiori di sfuggita, la fotocamera andava come il vento, e noi pure. Sembrava impossibile ma ce l’abbiamo fatta.

Road to Amsterdam

Qui ci aspetta un giro in battello nei canali, che era compreso nel biglietto dei keukenhof (27€ in tutto), ma a causa della rilassante voce meccanica della guida, del moto ondulatorio delle onde e della stanchezza che avevo addosso che faceva di me un walking dead con tutti i crismi, ho passato almeno 20 minuti di quell’ora in battello con la testa tra le mani sognando il letto.
Nessun rimpianto comunque.
Però sono riuscita ugualmente a sentire qualche curiosità su Amsterdam, tipo che gli olandesi cambiano casa circa ogni 8 anni, che le barche utilizzate come case costano l’ira di Dio, che è stata limitata la possibilità di fare festini privati sulle barche proprio per non infastidire chi vive in una di quelle case/barche, e che i fondali dei canali sono stracolmi di bici finite in acqua.

Last but not least

Finito il giro poco entusiasmante non abbiamo nemmeno il tempo per pensare che già dobbiamo correre di nuovo, direzione l’Aia.
Anche qui, nonostante tutto, io e Caterina arriviamo prima dei due nostri intramontabili compagni di disavventure Luca e Sara, che assisteranno con noi alla rappresentazione di “Sogno di una notte di mezz’estate” di Shakespeare, da parte della compagnia teatrale Sipario (ma di questo ne ha già trattato sara qui ).
Lo spettacolo termina verso le 20, tempo un giro per la desolata L’Aia domenicale, foto instagrammabili al parlamento, un panino al volo e non ci vedo più dalla fame.

Treno alle 22 per Utrecht Centraal, siamo esausti, infreddoliti e puzzolenti, ma è così che ci piace. Alle 23 ritorniamo alla base e dopo ulteriori 40 minuti di pedalata sono a casa, ragazzi vi giuro non mi sembrava vero, dopo quasi 48 ore in giro (sabato incluso) volevo solo collassare a letto e non svegliarmi mai più.

E invece no, lunedì si lavora.

Ricapitolando ragazzi: se dovete proprio andare al Keukenhof andateci ad aprile altrimenti risparmiatevelo, il giro in barca sarebbe consigliato in una giornata di sole (quel giorno c’erano probabilmente 10 gradi) e in fine, ma quanto siamo state brave io e la Cate a rispettare perfettamente la tabella di marcia nonostante le discutibili condizioni fisiche?

Per altre giornate stancanti seguite la rubrica.

Ciao amici!

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