Sono stata una stagista, uno di quei lavori non-lavori che tutti i giovani fanno almeno una volta nella loro vita.

L’ho fatto in Olanda, per quattro mesi.

Sono stata una stagista, una che “porta il caffè” se le viene chiesto per favore.
Sono stata quella ragazza un po’ spaventata a cui tremava la voce quando intervistava Paolo Fresu, e poi quella che prende i contatti per la radio.

Sono stata una stagista e lo sarò per sempre.

Sarò per sempre la studentessa con le valigie blu, negli aeroporti dell’Italia, dell’Europa, del mondo, che aspetta di prendere un volo per una nuova vita.
Sarò la figlia che lascia i genitori a casa, fingendo di non commuoversi tutte le volte che l’ora della partenza sopraggiunge, puntuale.
Sarò l’amica da rincontrare in giro per il mondo, quando gli appuntamenti coincideranno e ci sarà un luogo a metà strada per riabbracciarsi.
Sarò per sempre la bambina curiosa che leggeva per capire il mondo, e scriveva per raccontarlo secondo i suoi occhi rotondi.
Sarò l’adolescente arrabbiata perché le hanno consegnato un mondo sporco, corrotto, governato dalla follia del denaro e della guerra.
Sarò una donna che ancora si meraviglia, perché quello stesso mondo è bellissimo, e non c’è tempo per lamentarsene.
Sarò la giornalista, se la mia intuizione è corretta, che sognavo di essere in quarta elementare, e questa sarà la mia battaglia per la vita, perché non possiamo tradire i bambini che siamo stati.
Sarò quella che usa la virgola prima della congiunzione, e mi piacerà sempre sentirmi dire che forse non dovrei.

Sarò per sempre una stagista, perché non posso rischiare di essere assunta a tempo indeterminato e smettere di imparare, di essere curiosa, di portare il caffè, di essere spedita in posti improbabili ad orari impossibili in giorni in cui si dovrebbe stare a casa. Capite la metafora.

E allora grazie: a quelli che quando arrivo mi vengono a prendere in aeroporto, a chi mi ha portato le valigie, a chi ha preso gli aerei con me, a chi mi ha accolto a casa sua quando non avevo dove andare, a chi mi riaccoglie a casa mia quando le valigie diventano troppo pesanti ed è tempo di riposare.

Grazie a Laura per essere arrivata appena in tempo per poterle lasciare tutto quello che ho avuto qua: i cappuccini, gli articoli, le interviste saltate, quelle fatte, le playlist per la radio.

Grazie a Manlio, Tiziano, Fabio, Gianpiero e Flavia, per essere uno di quei porti sicuri anche lontano da casa. Vi lascio con la testa piena di momenti sorridenti.

Grazie a Gabriella e Alessia: per le cene, i pranzi, i letti, le birre, i rossetti e i vestiti…per la tenerezza con la quale abbiamo imparato ad essere amiche. Un pezzo di cuore lo lascio a voi, così quando tornerò mi sentirò completa.

Grazie a Roberto. Per avermi insegnato un mestiere, avermi convinta che potevo farcela, avermi incoraggiata ad essere la persona che so di essere; per avermi accolta nella grande famiglia di RadioPizza: non mi sono mai sentita sola.

Grazie per la bellezza che ho potuto vedere, perché ora ne ho gli occhi pieni e potrò portarla con me, insieme alle mie valigie blu.

Sono stata una stagista e sono stata felice. E lo sarò per sempre.

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