dutchA quanto pare la nostra Olanda è il paese più felice del Vecchio continente.

Due articoli comparsi sull’Economist e sull’Independent più o meno negli stessi giorni (maggio 2015) ci dicono infatti che la popolazione olandese vive e vegeta in una condizione di felicità superiore al resto degli europei, sembrerebbe grazie al fatto che la maggior parte dei Dutch (e particolarmente le donne, con il 76,6% contro il 28,6 degli uomini) lavorano in regime di part-time, spendendo così il resto del tempo a fare sport, stare con i figli, godersi la bicicletta…una vita di stenti, insomma. Ovviamente il part-time non è tutto, per di più se si tratta dei razionalissimi olandesi, che hanno una spiegazione  molto più logica per ogni cosa (tranne che per la felicità).

Dissociandoci allora dai luoghi comuni sui lavoratori part-time, sui figli e le biciclette degli olandesi (ce ne sono tanti, almeno quante sono le bici parcheggiate allo Jaarbeurs, credeteci), c’è una semplice ragione del perchè gli olandesi vivono così bene. E si tratta di una misura statale, detta “Ouderschapsverlof” in olandese, ovvero un congedo parentale per genitori, per dare la libertà ai neopapà e alle neomamme di ridurre l’orario di lavoro fino al compimento dell’ottavo anno di età di ogni figlio.

Introdotta in Olanda nel 1997, questa speciale misura è presente anche in Belgio sotto forma di decreto reale. Per i Paesi Bassi, le clausole sono abbastanza ovvie: il bambino deve risiedere allo stesso indirizzo del genitore che ne fa richiesta, e non è necessario che il piccolo sia un figlio naturale; il genitore deve essere impiegato nell’azienda che concede il congedo da almeno un anno, per un massimo di circa 1050 ore, ovvero 26 volte l’orario di lavoro settimanale (conteggiato in circa 40 ore, dunque 26×40.)

Ne abbiamo parlato anche con Davide, emigrato in Olanda 8 anni fa, italiano con prole olandese, che ce l’ha spiegato con parole più semplici:

“L’Ouderschapsverlof è il diritto di usufruire di ore libere per stare con il proprio figlio, in totale tra le le 1040 e le 1050 ore, che si traduce in circa due anni se contiamo 8 ore -un giorno lavorativo- a settimana, e se ne può usufruire fino a che il bambino compie 8 anni, per ogni bambino.

Il vantaggio è che c’è un notevole risparmio fiscale, poichè non è un part time, ma l’esercizio di un diritto. In questo modo si conservano tutti i diritti di un lavoratore full time, come la pensione versata per intero, ad esempio. Solo la paga, naturalmente, viene ridotta di quel tanto di ore non lavorate. Alla fine dell’anno, quello che risparmi in tasse è quasi corrispondente al guadagno ‘perso’ delle ore che non hai lavorato. Con il vantaggio che te ne sei stato a casa a spupazzarti i pupi. Ecco spiegato il paese del ‘part-time’.

Questo vale per papà e mamme: ad esempio io avevo il mercoledì libero e mia moglie il venerdì. Adesso non ho più il mio giorno libero perchè lavoro da meno di un anno in una nuova azienda e ancora non lo posso chiedere. Inoltre, si può scegliere se prendere un giorno libero a settimana come ho fatto io, ma mettendosi d’accordo con l’azienda si possono anche prendere le 1050 ore in un’unica soluzione. Si può ritornare allo stato di full time quando si vuole per poi richiedere il diritto al part time in ogni momento.

Certo, la felicità per i part-timer ricade sulla schiena di chi non lo è, o di chi non ha figli, o di chi è un lavoratore autonomo: sono privilegi dello stato sociale che ha reso così famosa l’Olanda.”

Insomma, è vero che si tratta di part-time, ma non nello stesso senso in cui se ne parlerebbe in Italia, dove spesso per poter stare con i propri figli bisogna rinunciare a parte dei normali diritti di un lavoratore, raggiungendo così massimi livelli di stress invece che di serenità.

Che poi gli olandesi siano felici per questo, perchè fanno tanta attivita fisica o perchè bevono delle gran birre, noi non lo sappiamo. Senz’altro, avere l’appoggio dello Stato per accudire i propri figli, torna davvero utile.

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