Olanda come sinonimo di esplorazione, commercio, scienza, documentazione: questo il senso principale dell’esposizione Ontmoetingen met de Oriënt, inaugurata lo scorso 23 Giugno all’Allard Pierson Museum di Amsterdam e in mostra fino al prossimo 18 Settembre 2016.

“Nel XVII secolo Amsterdam era la città più ricca d’Europa. Molti sono a conoscenza dei grandi commerci effettuati con l’estremo est del mondo, ma in pochi sanno che l’Olanda era al centro di scambi anche con Egitto, Turchia e Frigia in tema di manoscritti e manufatti antichi, che venivano distribuiti in tutto il mondo”, racconta Willem van Haarlem, curatore della sezione della mostra dedicata a Flanders Petrie.

Manoscritto in lingua araba del XVII secolo / Allard Pierson Museum ©Italianradio.eu

Manoscritto in lingua araba del XVII secolo / Allard Pierson Museum ©Italianradio.eu

Il percorso, tripartito, si serve di alcuni focus specifici per raccontare l’antico dialogo ai visitatori. La prima parte dell’esposizione testimonia l’arrivo in forma massiccia di scolari provenienti dal Nord Africa, che unito ad un intensificarsi dei rapporti politici e diplomatici, ha infatti contribuito, a partire dal 1600, a creare una visione più realistica del mondo Islamico in generale, allora – come di questi tempi, d’altronde – percepito come una minaccia. Codici originali, puntelli e attrezzi del mestiere raccontano così tale cambiamento, tra immagini, luci e colori d’altri tempi.

La seconda parte della mostra si concentra invece su una delle figure più rilevanti nel panorama scientifico e documentaristico del XIX e XX secolo. Inglese di nascita, Flanders Pietrie può essere definito un vero e proprio cacciatore di tesori. “Non c’è un museo del mondo dedicato all’Antico Egitto che non abbia almeno un pezzo in esposizione proveniente dagli scavi di Petrie”, prosegue Van Harleem. “La sua era una vera e propria industria di distribuzione, quando ancora era possibile tenere gli oggetti recuperati dagli scavi. Il sistema, che garantiva sostenibilità alla sua attività, si basava sulla vendita e lo scambio di manufatti o altri reperti con musei o collezionisti di tutto il mondo, letteralmente dal Canada alla nuova Zelanda”.

Esempio di spedizione / Allard Pierson Museum ©Italianradio.eu

Esempio di spedizione / Allard Pierson Museum ©Italianradio.eu

Il sistema era più che collaudato: i reperti, catalogati con cura, venivano spediti in casse di legno imbottite con paglia e fogli di giornale, accompagnate dalla lettera ufficiale della Compagnia e dalla lista completa degli oggetti. Il lavoro era accuratissimo, tanto che oggi è possibile senza troppe difficoltà trovare pezzi appartenenti allo stesso scavo, ma sparsi in tutto il mondo. “Una delle cose bizzarre di Petrie era che ‘splittava’ letteralmente le collezioni. Non siamo a conoscenza del motivo, ma per ricreare i corredi – spiega Van Haarlem indicando statuette e papiri ritrovati nella medesima tomba – si devono chiedere prestiti a diversi musi o collezionisti”.

La terza parte della mostra è infine dedicata a Emilie Haspels, seconda direttrice dell’Allard Pearson Museum e prima di sesso femminile alla guida dell’istituto. La sua intera attività era per lo più dedicata alla documentazione di monumenti. Impossibilitata a rientrare in Olanda durante la Seconda Guerra Mondiale, iniziò infatti a riprodurre parti di costruzioni scoperti in Turchia e in Frigia, attraverso calchi in lattice tuttora perfettamente conservati. “Il suo contributo è stato importantissimo. Non era una femminista nel vero senso della parola, ma non si è sposata, né ha avuto figli e ha dedicato la sua intera vita alla ricerca scientifica”, conclude Van Haarlem.

 

 

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