Mentre il Van Gogh Museum ospita una mostra d’eccezione sulla prostituzione in Francia, il Rembrandthuis celebra l’arte del nudo nel Secolo d’Oro secondo uno dei suoi Old Masters.

In esposizione dal 12 Febbraio al 16 Marzo 2015, Rembrant’s Naked Truth approfondisce un tema molto discusso già nel 1600 e largamente studiato dal pittore olandese; lo lega, poi, alla contemporaneità, attraverso la collaborazione con la fotografa – anch’essa olandese – Carla van de Puttelaar.

Secondo quest’ultima, cui il Rembrandthuis ha commissionato un’appendice fotografica della mostra, “i disegni e gli schizzi del Maestro non soltanto mostrano tecnica e individualità sublimi, ma anche un mix sublime di luci e ombre. I forti chiaro scuri e le composizioni curate, con l’uso di vestiti e drappi, danno vita a un’immagine potentissima”, come si legge in calce all’esposizione.

Mirabilmente riprodotti in arte contemporanea, gli stessi tratti caratterizzano i lavori della fotografa, che si dice entusiasta dell’esito della collaborazione. Non è un caso che la Van de Puttelaar, specializzata in ritratti, sia famosa per l’approccio “rembrandtesco” al nudo fotografico, che si riflette nell’uso del chiaroscuro e nella posizione centrale che il corpo occupa nello spazio, evidenziando tutti i dettagli e non nascondendo nulla.

Allontanandosi dal modello idealizzato e classico che seguiva i canoni della ponderazione e della perfezione, infatti, Rembrandt riproduce il nudo con un realismo pungente. Sproporzione nei corpi, scene di vita quotidiana e pance rigonfie sono alcuni dei tratti presenti nei lavori (più di 50 in tutto provenienti da collezioni private europee e americane e da oggetti dello stesso Rembrandthuis), della mostra che per la prima volta fotografa uno scorcio – sconosciuto a molti – dell’attività dell’artista.

Sebbene il nudo nell’arte abbia una storia antichissima, fu solo nel Rinascimento che gli artisti iniziarono a servirsi di modelli in carne e ossa, con un certo ritardo sui modelli femminili rispetto a quelli maschili. A partire dal 1650 circa in poi, nello studio di Rembrandt in particolare, i pupilli del pittore erano soliti posare l’uno per l’altro, mentre per riprodurre nudi femminili l’artista si serviva solitamente di prostitute; in entrambi i casi, nulla era nascosto e nulla era aggiunto nelle riproduzioni, trasfiguravano i canoni di bellezza in vigore a quell’epoca.

Non è un caso, allora, che i disegni dell’Old Master suscitino un forte interesse anche nel panorama contemporaneo: “i modelli di Rembrandt, ritratti dal vivo e da scene di vita, con la loro individualità e i loro corpi, non riprodotti seguendo la moda e l’ideale, erano dirompenti a quel tempo e tali rimangono ai giorni nostri”, conclude la fotografa.

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