Amsterdam ha già chiuso almeno 109 vetrine nell’ambito del Progetto 1012, l’iniziativa tesa a ridurre il numero totale dei lavoratori legali da 476 a 284. Si chiama Progetto 1012 e prende il nome dal prefisso del quartiere a luci rosse, l’enorme progetto di snellimento finalizzato a liberare il centro di Amsterdam dalle imprese definite di “basso valore“, quali i coffeeshops e appunto le vetrine delle operatrici del sesso.

I funzionari del governo ritengono che la chiusura dei luoghi di lavoro legali delle operatrici del sesso sia una misura efficace perprevenire lo sviluppo di traffici illegali, poiché credono che queste imprese siano “esposte alle attività criminali” (“criminogeen” in olandese, una nuova parola inventata per spiegare questa politica) in quanto parte dell’industria del sesso.

Ad aprile c’è stata una prima manifestazione, senz’altro la prima del suo genere nei Paesi Bassi, promossa da PROUD, un sindacato delle operatrici del sesso lanciato all’inizio di quest’anno. E’ stata consegnata una lettera al sindaco Everhard van der Laan, con la richiesta che la città blocchi la chiusura delle vetrine e riapra i bordelli chiusi, e che includa la partecipazione attiva delle operatrici del sesso alle politiche sul lavoro sessuale della città. La lettera è stata sottoscritta da circa un migliaio di sostenitrici, molte delle quali sono esse stesse operatrici del sesso del quartiere a luci rosse.

Il sindaco ha rimandato al mittente le preoccupazioni, affermando che “la guerra è finita”, e sostenendo con decisione che la questione era già stata risolta. Ha poi chiesto ai manifestanti “in quale altra città le operatrici del sesso sono libere di manifestare con questi numeri per le strade“, sottintendendo che dovrebbero essere grate per i diritti che già hanno. Inoltre ha dichiarato che la città aveva già deciso di chiudere un certo numero di bordelli, anche se questa decisione politica è stata in realtà motivata dal desiderio del consiglio della città di ridurre il budget del Progetto 1012 (originariamente di 108.000.000 €).

La chiusura su larga scala dei luoghi di lavoro legali del sesso e il rifiuto delle città di sostenere nuove imprese dell’industria del sesso, in particolare gestite da lavoratori indipendenti, è oggi il fulcro dei problemi degli operatori del sesso in Olanda.

Nel 2000, i Paesi Bassi hanno introdotto un sistema di permessi di lavoro per le imprese del sesso, dotando così la maggior parte di queste imprese di una legittimazione. Da allora, secondo la ricerca del governo, circa il 40% delle imprese delle operatrici del sesso ha perso il proprio permesso, mentre solo una manciata di nuove imprese ne ha ottenuto uno. I comuni sono riluttanti a seguire il bando nazionale per la legalizzazione, e in realtà ritirano molti più permessi per bordelli e club del sesso di quanti ne rilascino.

In realtà, il Progetto 1012 non è mai stato pensato in favore o contro i lavoratori del sesso, ma costruito su ciò che i sociologi chiamano gentrificazione urbana: succede in tante parti del mondo, il risanamento di una zona povera, depressa o malfamata, invasa poco per volta dalla classe media. E’ già accaduto a un altro celebre “red light district” al centro di una città: Times Square e la 42esima strada, a New York. La perola gentrificazione si rifa a quella inglese gentry, che indicava la piccola nobiltà inglese, divenuta poi borghesia e infine classe media. È un processo attuato quasi sempre nei centri storici, con un risanamento urbano che attira una nuova clientela benestante e allontana i vecchi abitanti chiudendo le vecchie attività – come coffeeshops e bordelli. Ecco perché i proprietari di bordelli hanno dovuto abbandonarli, seppure non siano mai stati accusati di crimini reali.

Del resto, gli operatori del sesso sanno meglio di chiunque altro ciò che è necessario per lavorare in modo sicuro, felice e indipendente. La maggior parte non vuole lasciare la prostituzione, chiede solo la normalizzazione della propria professione: unaffitto decente, un orario di lavoro, lo stipendio assicurato in caso di malattia o gravidanza, una pensione. Alcune ragazze sognano persino di gestire il proprio bordello.

Rivendicano dunque la piena legalizzazione, che  sostengono non abbia mai avuto luogo, nonostante ciò che viene raccontato al resto del mondo. Ad esempio, il sistema finanziario li esclude ancora. Le banche di fatto possono ancora giudicare la natura del loro lavoro, e spesso negano loro l’accesso a conti correnti aziendali, mutui e servizi standard come carte di credito e Paypal. Inoltre, la polizia deve sempre far fronte a risorse limitate, e spesso si preferisce chiudere interi bordelli piuttosto che rintracciare criminali effettivi (anche se, ironia della sorte, le alte cariche della Politie hanno espresso in realtà un parere favorevole per la riapertura delle vetrine, in quanto manterrebbe il lavoro sessuale legale e visibile). Paradossalmente, la legalizzazione della prostituzione olandese ha segnato l’inizio di un lento processo di repressione.

Intanto, i funzionari dell’alta politica stanno attualmente lavorando alla fusione di due importanti aziende immobiliari semipubbliche nel quartiere a luci rosse, che mirano a vendere per cento milioni di euro una redditizia società privata denominata ‘1012 Inc‘. Ma poichè i loro azionisti non sono desiderosi di investire nell’industria del sesso, la maggior parte delle vetrine ancora aperte dovranno chiudere.

Rimane che finora il 2015 è stato un anno importante per i lavoratori del sesso olandesi. Dopo anni di dibattito pubblico guidato dal partito dell’Unione Cristiana, che afferma che il lavoro sessuale è “indegno e contro la volontà di Dio” nel suo programma di partito, i lavoratori del sesso stanno finalmente ottenendo ascolto tanto dalla classe politica così come dai grandi canali di comunicazione.

In gran parte responsabile di questo nuovo interesse per il lavoro sessuale sotto la prospettiva dei diritti dei lavoratori è proprio il sindacato PROUD, che è stato inaugurato nel mese di febbraio. L’organizzazione aveva già scritto le proprie linee guida in precedenza, quando la banca sociale Triodos aveva rifiutato loro un conto bancario per presunta associazione con la pornografia. Sebbene successivamente la banca abbia fatto un plauso a PROUD per il suo sforzo di proteggere le operatrici del sesso nell’industria pornografica, ha dichiarato che la sua politica è quella di non fare affari con le organizzazioni coinvolte nella pornografia in quanto ritengono le operatrici del porno intrinsecamente vulnerabili dal punto di vista economico.

La nuova ondata di operatrici del sesso che stanno esprimendo la loro posizione sta avendo un sorprendente impatto. Basti sapere solo che come diretta conseguenza di un post apparso sul blog personale di Felicia Anna, una delle attiviste più famose e impegnate, la parlamentare Magda Berndsen-Janssen ha chiesto che il ministro olandese della Sicurezza e della Giustizia Ard van der Steur affronti il tema delle violazioni dei diritti umani subite dagli operatori del sesso e presenti un piano per proteggere i loro diritti legali alla Camera dei Rappresentanti (Tweede Kamer), la quale rappresenta la principale arena politica olandese.

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