L’UE a seguito delle forti pressioni avanzate dalle Lobby ambientaliste è riuscita, negli ultimi tempi, a mettere d’accordo gli stati europei attraverso una serie di “Programmi d’azione,” emanati dalla Commissione Europea in materia di ambiente, con lo scopo di definire gli obiettivi prioritari da centrare in un dato periodo di tempo, fissando principi e priorità nella politica globale europea.

I PROGRAMMI D’AZIONE AMBIENTALE (PAA)

Il programma attuale è il settimo del suo genere, è entrato in vigore a gennaio del 2014 e vi rimarrà sino al 2020. Tramite questo programma PAA, l’UE si propone di intensificare i propri sforzi per la protezione del capitale naturale, per l’adozione di innovazioni a basse emissioni di carbonio efficienti nell’uso delle risorse e per la salvaguardia della salute e del benessere della popolazione, nel rispetto dei limiti naturali della Terra. Il programma si prefigge obiettivi da raggiungere a breve termine ma possiede anche delle strategie a medio e a lungo termine, rispettivamente per il periodo 2020-2030 e per il 2050. Scendendo più nello specifico, quest’ultimo individua tre obiettivi principali e alcuni così detti “Attivatori”, ovvero i mezzi che dovranno essere utilizzati per giungere all’ottenimento degli obiettivi prefissati. I tre obiettivi principali identificano rispettivamente tre aree prioritarie in cui è necessario che l’UE agisca con più decisione al fine di proteggere la natura e rafforzare la resilienza ecologica, promuovere una crescita a basse emissioni di carbonio ed efficiente nell’impiego delle risorse e ridurre le minacce per la salute e il benessere dei cittadini legate all’inquinamento, alle sostanze chimiche e agli effetti dei cambiamenti climatici.

I PRINCIPALI OBIETTIVI

Uno dei principali obiettivi che l’UE si prepone è sicuramente legato al desiderio di trasformare l’UE in un’economia a basse emissioni di carbonio che sia efficiente nell’impiego delle risorse. Per fare ciò sono necessari:

 

  • La piena attuazione del pacchetto su clima ed energia per conseguire gli obiettivi 20-20-20 e la stipula di un accordo sui prossimi passi delle politiche sul clima dopo il 2020;
  • Il miglioramento della performance ambientale dei prodotti nel corso del loro intero ciclo di vita;
  • La riduzione dell’impatto ambientale dei consumi, ivi compresi la riduzione dei rifiuti alimentari e l’uso sostenibile della biomassa.

A tale proposito, sembra che i Paesi Bassi stiano facendo un passo avanti. Il nuovo rapporto, commissionato dalle organizzazioni ambientaliste Greenpeace, Natuur & Milieu e l’organizzazione per la salute respiratoria Longfonds, afferma che “se il governo avesse deciso di chiudere tre centrali elettriche a carbone, oltre alla prevista chiusura dell’Hemwegcentrale ad Amsterdam alla fine del 2019, l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 di circa il 21% potrebbe essere raggiunto”. Ovviamente per la nazione sarebbe una spesa troppo onerosa in termini economici ma soprattutto diminuirebbe la produttività di energia.

D’altronde una migliore attuazione della legislazione comporterebbe numerosi vantaggi a livello ambientale e climatico che gioverebbe alle generazioni future. Sensibilizzare i governi in primis significa fare un primo passo verso il cambiamento, verso un futuro più verde e pulito che inevitabilmente ci riguarda.

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